Omelia (07-03-2011) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Parabola dei vignaioli omicidi La vigna viene piantata con cura e competenza. Deve essere ben protetta da furti, danni ed invasioni. È la cura paterna di Dio verso ognuno di noi. Ci ha creati a sua immagine e resi capaci di produrre frutto ed è quindi legittimo che venga a ritirarli. Così per ognuno, così per il popolo prediletto. Con la parabola Gesù predice due tristissime realtà: la sterilità di ogni vita sprecata e la storia dei suoi diretti crocifissori, i vignaioli infedeli che diventano omicidi e deicidi. La conclusione potrebbe sembrare a prima vista l'esplosione della giusta ira divina. Noi sappiamo che non sarà così: l'ira si tramuterà in veemenza di misericordia e di perdono e proprio l'efferato omicidio, la morte del Figlio di Dio, sarà la causa della nostra ed universale salvezza. Soltanto dalla mente di Dio poteva sgorgare una trama che permettesse di trasformare un orrendo delitto in motivo di redenzione. Il peccato, l'offesa più grande, l'assurda condanna che coinvolgerà il Figlio di Dio invece di generare il meritato ed ultimo castigo, sfocia nella pienezza della redenzione. L'uomo nella sua storia assomma ed accumula testimonianze di infedeltà e il Padre celeste riversa misericordia senza fine sul nostro mondo. Così ci è consentito di vedere da una parte gli effetti devastanti del nostro peccato e dall'altra la forza invincibile dell'amore che perdona:è l'essenza stessa della nostra esistenza, è l'alternarsi dell'insania che ci affligge e della luce che ci irradia. Ci arride però la ferma speranza di una vittoria finale e definitiva. |