Omelia (09-03-2011)
Omelie.org - autori vari


PRIMO COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di Marco Simeone

Pronti, partenza, via!!!
Finalmente siamo arrivati alle ceneri, finalmente, perché quest'anno sembravano non arrivare mai!
Scherzi del calendario. La quaresima è un tempo speciale; io personalmente la preferisco largamente all'avvento: perché, rispetto al preparare una gioia, è molto più facile per me guardarmi dentro e mettere i puntini sulle i ... perché di questo si tratta: non è un tempo triste, non bisogna essere seri o seriosi "di facciata" (pensate che non si può dire nemmeno "Alleluia"...).
Io mi sono sempre raffigurato questo periodo come quando si va a correre e si comincia..
all'inizio tutto bene, tranquilli.., poi, finché non si "rompe il fiato" - si dice così - è tutta una fatica; ma allo stesso tempo è un momento bello, ne vale la pena. Sì, perché rientrare in sé stessi vale sempre la fatica che si deve fare; sembra strano, ma noi tendiamo naturalmente a stare un pochino fuori di noi stessi, a "galla", persi nelle tante piccolezze della vita che ci assorbe, in cose che sembrano essenziali, invece sono solo balocchi. Se si potesse mettere un'insegna sopra la quaresima io ci scriverei "la verità vi farà liberi" (cfr. Gv 8,32): verità su noi stessi e verità di Dio. Abbiamo bisogno di stare nella verità, che però non significa dire cose esatte, ma come quando si fa un puzzle, guardare la figura che dà senso ad ogni tesserina: questo per noi è Gesù.
Allora la quaresima è sollevare la testa ed alzare gli occhi fino ad abbracciare lo sguardo misericordioso di Gesù che da sempre è rivolto su di me. La stessa formula che sarà usata nell'imposizione delle ceneri sottolinea questo: "convertiti e credi al Vangelo", oppure: "polvere sei e polvere tornerai". La prima sottolinea la conversione che si manifesta nel credere: la vera conversione non è tanto il proposito di fare o non fare un opera buona ma allargare il cuore e accogliere la "lieta notizia" di Gesù Salvatore che ha dato la vita per me perché io possa di nuovo rimettermi in cammino verso il Padre, che ha fatto di me un figlio di Dio.
La seconda formula, un po' più cruda, in modo asciutto ci ricorda che tutto quello che per noi è così importante.. andrà in cenere! Pensate, addirittura anche il nostro orgoglio, e l'unico che resta è proprio Dio: allora conviene cercare quello che veramente ha sostanza. Noi viviamo in un mondo di mezze verità, e perciò di "false verità", se l'espressione può avere un senso; ognuno "se la racconta" come vuole: io credo che Gesù è via, verità e vita e che senza di Lui sono costretto a girare in tondo, ad affannarmi senza arrivare da nessuna parte. Per questo è un tempo di scelte: essere liberi, stare nella verità, significa che ogni giorno io sono chiamato a scegliere, che devo rientrare in me stesso e riappropriarmi della mia vita, questa è la prima conversione: prima di tutto riscoprire la mia umanità redenta, che senza la grazia di Cristo mi rimarrebbe del tutto inaccessibile.
La liturgia di oggi ci offre anche tre grandi strumenti che da sempre hanno svolto il loro compito di "palestra" per l'anima: l'elemosina, la preghiera e il digiuno. Ognuno di essi è inserito nel tema della "ricompensa": Gesù sa bene come siamo fatti, per cui è come se ci dicesse: "per raggiungere ciò che cerchi, fai così". Tre grandi vie e tre strumenti cardiaci: servono ad ascoltare il nostro cuore e a guarirlo, ma vediamoli in ordine.
L'elemosina è avere il cuore rivolto al misero: scopri che la tua vita è un dono che hai ricevuto e che non si esaurisce in te stesso, ma è un dono che si rinnova quanto più condividiamo: allora elemosina è dare, ma prima ancora darsi: tempo, ascolto, dialogo, compassione e, perché no, anche sostegno economico.
La preghiera è il luogo in cui stiamo di fronte al Signore, come quando Dio chiamava Israele all'ascolto nella solitudine, per noi è quel deserto quotidiano, luogo di intimità ed ascolto, dove Gesù ci chiama ad ascoltarLo, per avere ancora la sua parola che ci nutre, che ci dà forma. Quindi non si tratta di quante o quali preghiere dire: ma di consacrare un tempo (la parte per il tutto) per stare cuore a cuore con Dio nell'ascolto della sua parola.
Infine il digiuno: con buona pace dei dottori, qui la pancia non c'entra, così come la domanda su quale tipo di cibo (pesce o carne, etc.) sia lecito, sembrano discorsi un po' marginali; la domanda è cosa o chi è il cibo della mia vita: carboidrati o verità? Lavoro o Gesù? Solidità economica o carità? Il digiuno serve a rimettere a posto la piramide delle priorità: posso fare a meno di questo, sospendere la ricerca di un valore a favore della preghiera e in questa operazione si può avere fantasia: forse serve fare digiuno più dalle chiacchiere che dalle proteine della carne, dalla televisione per poter parlare di più con la famiglia, dagli straordinari per farsi una passeggiata in più. Di cosa hai veramente fame? Il motto è che la verità ci farà liberi..
ci vediamo all'arrivo il 24 aprile!

SECONDO COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di Stefano e Teresa Cianfarani

Esporci alla grazia del Signore!
Nessun periodo è escluso dalla grazia di Dio. Tuttavia, il tempo di Quaresima, più degli altri, può essere salutato con le parole ascoltate dalla lettera di S. Paolo: "Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!". Ancora una volta entriamo nella Quaresima per esporci, uniti a tutta la Chiesa, alla grazia di Dio che si è meravigliosamente rivelata nella morte e resurrezione di Gesù. Sono giorni santi, dice San Benedetto. Per San Benedetto, è proprio la gioia che contraddistingue la Quaresima. Il cristiano trascorre questo periodo liturgico, aspettando la festa pasquale, con la gioia del desiderio spirituale. La nostra gioia più profonda e il desiderio che lo Spirito Santo mette incessantemente nel nostro cuore camminano insieme e non possono essere separati. La quaresima riduce un po' i piaceri esteriori, le gioie e le consolazioni raccolte in fretta e furia lungo i sentieri terreni. In questo modo ci aiuta a meglio discernere, nel più profondo di noi stessi, le sorgenti della vera gioia. Ma non si sente la privazione passeggera e superficiale quando lo sguardo e il cuore stanno fissi sulla perfezione che è innanzi a noi. Attendiamo con gioia la Santa Pasqua che, sin da questo momento, ricolma i nostri cuori di un desiderio che solo Gesù risorto potrà esaudire.
Esporci alla grazia di Dio!
Il vangelo ci ha ricordato come possiamo farlo, grazie a tre pratiche che, sin dal tempo degli apostoli, esprimono lo sforzo del cristiano in Quaresima: l'elemosina, la preghiera, il digiuno. Esse ci vengono direttamente da Gesù. Tre pratiche fondamentali, già conosciute nell'Antico Testamento, ma che dai discepoli, dice Gesù, devono essere compiute in modo diverso.
E questo è molto importante.
C'è un modo particolare di fare l'elemosina, di pregare e di digiunare, che è proprio dei discepoli di Gesù e che si distingue radicalmente da ogni altra forma di ascesi, da ogni altro sforzo verso la perfezione. E' un modo che ci espone realmente alla grazia di Dio, ci permette di captarla e di esserne trascinati. Fare l'elemosina, pregare, digiunare non mirano che a questo: ricollegarci al Padre, metterci in contatto con Lui, farci entrare nel suo campo visivo. Ora, dice Gesù, Il Padre vede nel segreto, il suo sguardo spazza via l'oscurità, il nascondimento. E' alla grazia di Dio che la Quaresima ci deve esporre, affinché attraverso l'oscurità e il segreto, entriamo nel campo visivo di Dio; affinché il suo sguardo si posi sopra di noi, non per le nostre opere esteriori, ma per quell'invisibile sussulto interiore che ci causa l'avvicinarsi di Dio.
André Louf

Siamo entrati nel tempo di Quaresima, tempo di penitenza, di purificazione, di conversione. Non è un compito facile. Il cristianesimo non è un cammino comodo: non basta "stare" nella Chiesa e far passare gli anni. Nella nostra vita, vita di cristiani, la prima conversione - quel momento irripetibile, indimenticabile, in cui si vede con tanta chiarezza tutto ciò che il Signore ci chiede - è importante; però ancora più importanti e difficili sono le conversioni successive. Per agevolare l'opera della grazia divina che si manifesta in esse, occorre conservare un animo giovane, invocare il Signore, ascoltarlo, scoprire ciò che in noi non va, chiedere perdono.
La Quaresima non è solo un'occasione per intensificare le nostre pratiche esteriori di mortificazione: se pensassimo che è solo questo, ci sfuggirebbe il suo significato più profondo per la vita cristiana, perché quegli atti esterni - vi ripeto - sono frutto della fede, della speranza, dell'amore.
Qui habitat in adiutorio Altissimi, in protectione Dei coeli commorabitur, abitare sotto la protezione di Dio, vivere con Dio: in questo consiste la rischiosa sicurezza del cristiano. Bisogna persuadersi che Dio ci ascolta, che è accanto a noi: e il nostro cuore si riempirà di pace. Ma vivere con Dio è indubbiamente un rischio, perché il Signore non si accontenta di condividere: chiede tutto. E avvicinarsi un po' di più a Lui vuoi dire essere disposti a una nuova conversione, a una nuova rettificazione, ad ascoltare più attentamente le sue ispirazioni, i santi desideri che egli fa sbocciare nella nostra anima, e a metterli in pratica.
Certo, dai tempi della nostra prima decisione cosciente di vivere integralmente la dottrina di Cristo, abbiamo fatto molti passi sulla strada della fedeltà alla sua Parola. Eppure, non è vero che restano ancora tante cose da fare? Non è vero che resta, soprattutto, tanta superbia? C'è indubbiamente bisogno di un nuovo cambiamento, di una lealtà più piena, di un'umiltà più profonda, affinché diminuisca il nostro egoismo e Cristo cresca in noi; infatti, illum oportet crescere, me autem minui, bisogna che Egli cresca e che io sminuisca.
L'ambizione è grande e nobile: è l'identificazione con Cristo, la santità. D'altronde non c'è altra strada se si desidera essere coerenti con la vita divina che Dio stesso, mediante il battesimo, ha fatto nascere nelle nostre anime. Andare avanti significa progredire in santità; si retrocede, invece, se si rinuncia allo sviluppo della vita cristiana. Il fuoco dell'amore di Dio ha bisogno di essere alimentato, di crescere ogni giorno, di gettare profonde radici nell'anima; e il fuoco si mantiene vivo a condizione di bruciare cose sempre nuove. Se non avvampa, rischia di estinguersi.

Ricordate le parole di Sant'Agostino: Se dici basta, sei perduto. Guarda sempre avanti, cammina sempre, avanza sempre. Non restare allo stesso posto, non retrocedere, non sbagliare strada.
La Quaresima ci pone davanti a degli interrogativi fondamentali: cresce la mia fedeltà a Cristo, il mio desiderio di santità? Cresce la generosità apostolica nella mia vita di ogni giorno, nel mio lavoro ordinario, fra i miei colleghi? Ognuno risponda silenziosamente, in cuor suo, a queste domande e scoprirà che è necessaria una nuova trasformazione perché Cristo viva in noi, perché la sua immagine si rifletta limpidamente nella nostra condotta.
La conversione è cosa di un istante; la santificazione è opera di tutta la vita. Il seme divino della carità, che Dio ha posto nelle nostre anime, aspira a crescere, a manifestarsi in opere e a produrre frutti che in ogni momento corrispondano ai desideri del Signore. È indispensabile quindi essere disposti a ricominciare, a ritrovare, nelle nuove situazioni della nostra vita, la luce e l'impulso della prima conversione. E questa è la ragione per cui dobbiamo prepararci con un approfondito esame di coscienza, chiedendo aiuto al Signore, per poterlo conoscere meglio e per conoscere meglio noi stessi. Se vogliamo convertirci di nuovo, questa è l'unica strada.
Cerchiamo di vivere contenti. Io sono contento. Non dovrei esserlo se guardo la mia vita e faccio quell'esame personale di coscienza che il tempo liturgico di Quaresima ci richiede. Eppure sono contento perché vedo che il Signore mi cerca ancora una volta, che il Signore continua a essere mio Padre. So che tutti noi, forti dello splendore e dell'aiuto della grazia, sapremo vedere con decisione che cosa bisogna bruciare, e la bruceremo; che cosa bisogna strappare, e la strapperemo; che cosa bisogna donare, e la doneremo.
San Josemaria Escrivà