Omelia (26-02-2003)
Paolo Curtaz
Commento Marco 9,38-40

Che bello, amici! Non so voi, ma io ho sempre ammirato l'apostolo Giovanni. Forse per via del suo strepitoso vangelo: un libro di un'intensità sconcertante, di una verità profonda, di una lucidità spirituale inattesa, ho sempre identificato in lui - a ragione – il "discepolo che Gesù amava". Eppure oggi, come nell'episodio dei samaritani sui quali invoca il fuoco dal cielo come punizione al rifiuto della sua predicazione, non ne esce proprio benissimo. Buon segno, amici, non si nasce santi e per arrivare a volare in alto bisogna talvolta fare qualche capitombolo!
Giovanni è scocciato, cerca conferma alla sua teoria: ha impedito a degli improvvisati esorcisti di operare perché – testuali parole – non sono dei nostri. Lo capisco, Giovanni, sperimenta quello che molte volte (troppe?) accade nelle nostre concrete comunità parrocchiali: si fa un'esperienza forte, un movimento, un'associazione, ci si lega alla figura forte di un pastore e si finisce col pensare che quell'esperienza sia totalizzante, sia la migliore e – ingenuamente – finisce col prevalere in noi il sentimento e siamo evangelicamente e zelantemente scocciati dell'opera degli altri.
No, amici, chi non è contro di noi è per noi. Lo Spirito suscita mille sensibilità e mille modi per avvicinarsi al Signore e questi modi vanno riconosciuti e rispettati. Di più, il Signore suscita, nelle persone che si dichiarano non credenti, degli atteggiamenti e delle consapevolezze che – di fatto – richiamano forti valori evangelici. Dobbiamo, cioè, nella fatica del dialogo, cogliere tutti gli aspetti che portano ad una più profonda umanità. Animo, allora, amici! Non riduciamo la Chiesa a una setta di persone che se la contano, ma allarghiamo gli orizzonti a misura del vangelo, perché là dove si costruisce il bene è già presente la gloria di Dio!

Donaci oggi, Signore Gesù, la grazia di riconoscere i segni della tua presenza intorno a noi anche in coloro che – apparentemente – non condividono le nostre scelte di fede, donaci di non innalzare muri e barricate, ma di imparare da te l'arte del dialogo e dell'accoglienza, e sarà gioia piena nei secoli dei secoli.