Omelia (05-03-2003) |
Paolo Curtaz |
Commento Matteo 6,1-6.16-18 Amico che leggi: buona Quaresima! Oggi iniziano i 40 giorni di deserto, giorni che ogni anno i cristiani si dedicano, nel segno della verità e della scoperta di se stessi, giorni utili a riscoprire la solidarietà verso i fratelli e correggere il tiro se vediamo di essere fuori percorso per raggiungere il traguardo del Regno. Non so se riuscirete a partecipare all'eucarestia feriale, oggi, o se pure dovrete, nel caos del vostro ufficio, fare memoria di questo solenne e austero inizio della Quaresima. Giorno di digiuno oggi, in cui siamo chiamati a saltare uno o più pasti e a tenerci leggeri, per ricordare alla nostra società preoccupata del sovrappeso che troppi nostri fratelli sono inquieti per il pane quotidiano. Digiuno che ci richiama al fatto che non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Se poi avrete la possibilità di partecipare ad una funzione resterete – spero – piacevolmente stupiti da quel gesto anticonformista e dispettoso delle ceneri e quel monito del celebrante che – mentre segna la nostra fronte con della leggera e grigia cenere - ci dirà: ricordati che sei polvere. Ah! Sano e politicamente scorretto invito alla verità: non siamo che polvere. Ce lo ricordessimo quando ci sbraniamo nei Consigli di amministrazione o nelle riunioni di condominio! Ce lo ripetessimo e ancora e ancora quando nelle nostre comunità troviamo il tempo di erigere barricare tra credenti e più credenti. Ce lo marchiassimo a fuoco nella memoria quando sentiamo l'insoddisfazione e la noia nascere subdoli nel cuore. Siamo polvere che Dio trasfigura e illumina, ma siamo polvere. Pietà di noi, Signore, nel tuo grande amore cancella il nostro peccato e donaci di iniziare col cuore leggero la palestra della quaresima. |