Omelia (25-07-2002) |
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San Giacomo Apostolo "Hanno bevuto il calice del Signore, e sono diventati gli amici di Dio". E' questa la gloria dell'Apostolo, ben diversa da quella che Giacomo sperava di raggiungere stando con Gesù. Chi vuoi stare con lui può aspirare soltanto alla sua gloria: la gloria di colui che è stato innalzato sulla croce e che chiama i suoi amici a partecipare alle sue sofferenze, in una unione feconda per molti. Paolo lo dice esplicitamente parlando della sua missione: "Siamo tribolati da ogni parte, sconvolti, perseguitati, colpiti... Di modo che in noi opera la morte, in voi la vita". San Giacomo era ambizioso, ma Gesù purificò gradatamente lui insieme con gli altri, insegnando la via dell'umiltà, del servizio, del dono di sé, in unione alla sua offerta, per arrivare alla gloria vera. Tutti i grandi santi hanno capito la necessità di questa purificazione: sant'Ignazio, per esempio, non parla di gradi di amore, ma di umiltà: "La prima forma di umiltà è necessaria alla salvezza eterna e consiste nel ridimensionarmi e umiliarmi quanto più mi è possibile per ubbidire in tutto alla legge di Dio nostro Signore. La seconda e una umiltà più perfetta della prima e si verifica quando mi trovo nella disposizione di non volere neppure inclinarmi a possedere la ricchezza piuttosto che la povertà, l'onore piuttosto che il disonore. La terza umiltà è perfettissima e si ha quando, per imitare e rassomigliare più effettivamente a Cristo nostro Signore, desidero e scelgo la povertà con Cristo povero piuttosto che la ricchezza, le ingiurie con Cristo, che ne è ricolmo, piuttosto che gli onori, e preferisco di essere stimato stupido e pazzo per Cristo, che per primo fu ritenuto tale, anziché saggio e prudente in questo mondo". |