Omelia (07-03-2003) |
Paolo Curtaz |
Commento Matteo 9,14-15 La pratica del digiuno è – purtroppo – una pratica dimenticata e guardata con un certo sospetto dal nostro mondo incapace di rinunce. Probabilmente la ragione consiste proprio nel non vedere la ragione ultima di una rinuncia come il cibo. Eppure il digiuno, in tutte le religioni, ha un valore profondo, valore di rimando all'essenziale oltre che – come hanno scoperto in tempi recenti le scienze mediche – di purificazione dell'organismo e di alleggerimento della mente. Il vangelo di oggi ci richiama al senso cristiano del digiuno che è quello dell'attesa dello sposo, di una visione nuziale della quaresima, come tensione al ritorno nella gloria del Signore Risorto. La vicinanza con altre culture, come quella islamica e il rigidissimo digiuno del Ramadan, ci richiama al valore della condivisione di questo gesto: anche il sultano del Barhein, per un mese, sperimenta la sofferenza del mendicante. Il digiuno cristiano, nei nostri tempi, ha assunto forme diverse, non necessariamente legate al cibo. Il venerdì, giorno di memoria della passione del Signore, può essere giorno di digiuno dalla televisione per stare a giocare con i figli o per leggere un buon libro, propongo sempre alle coppie di dedicarsi una sera a settimana a fare i fidanzatini, digiunando dall'abitudine e così via. Riguardo al cibo, compatibilmente all'impegno lavorativo (non è cioè il caso di svenire in ufficio!), possono essere proposte varie forme di digiuno: dal salto della cena per partecipare ad una veglia di preghiera, versando il corrispettivo della cena, alla simpatica abitudine di consumare, durante il venerdì, l'equivalente della calorie che consuma – ad esempio – un etiope (è un po' complesso, ma qualche amico preparato su queste cose si trova sempre!). Attenti alla vecchia e buona consuetudine del venerdì di magro: nato in un'epoca in cui solo i ricchi mangiavano carne tutti i giorni e perciò venivano invitati alla condivisione con verità, oggi rischia di essere anacronistico, costando molto di più il pesce della carne! L'importante, amici, è lo stile, il richiamo, la tensione verso lo sposo. Tutto ciò che ci può ricordare questa tensione è bene accetto agli occhi di Dio... Signore, noi oggi digiuneremo per ricordarci che ci stiamo preparando ad una festa di nozze. Rendi autentico e solidale il nostro digiuno, senza ipocrisia ed esteriorità. |