Omelia (14-04-2011)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Abramo esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò.

Come vivere questa Parola?
È una parola di esultanza che raccorda il Primo Testamento al Vangelo ed evoca il vissuto di Abramo "nostro padre nella fede". In che senso Abramo esultò nella speranza di vedere il giorno di Cristo? E di che giorno si tratta? Sappiamo che la storia di Abramo è tutta giocata nella fede divenuta uno "sperare contro ogni speranza". Chiamato ad abbandonare tutto, lascia la sua terra e il suo mondo di affetti e di usanze per seguire la chiamata di Dio. A Sara, sua moglie, viene concesso un figlio: a lei che era sterile. La potente mano di Dio guida Abramo sulle sue vie. E Abramo crede che sono vie di salvezza. Ecco; lo crede anche quando gli è richiesto da Dio di sacrificargli il figlio Isacco: l'unico suo figlio, proprio il figlio della promessa. Egli acconsente. Dentro l'oscurità della fede continua a credere che la promessa non andrà delusa, il figlio non sarà consegnato per sempre alla morte. Come dice la lettera agli Ebrei "Isacco divenne un simbolo": il simbolo di Cristo risorto. Così Gesù può ben parlare del trionfo della speranza in Abramo, che vide in qualche modo il giorno della sua risurrezione; gaudio di vittoria sulla morte, su tutte le morti.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, lascio mettere radici in me alla parola del vangelo odierno che memorizzo: "In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola non vedrà mai la morte". Credere e sperare vuol dire infatti proprio questo: scommettere talmente tutto sulla morte e risurrezione di Gesù da non lasciarsi più imprigionare nella paura sempre latente: quella della propria morte.

Signore Gesù, nell'avvicinarsi della Santa Settimana che celebra solennemente i santi misteri della tua morte e resurrezione, fa' che in essi io m'immerga fin d'ora con fede e speranza esultanti. Sono certa che anche la mia morte, se vivo il tuo vangelo, sarà una porta che si spalanca sulla vita della gioia che non tramonta.

La voce di un santo
Tanto privilegiata è questa terra che il nostro giudice non sarà uno straniero, ma colui che, essendo simile a noi, sosterrà i nostri interessi e simpatizzerà con tutte le nostre imperfezioni. Lui, che ci ha amati fino a morire per noi, è stato designato per assegnare alla propria opera la sua misura e i suoi valori ultimi.
John Henry Newman