Omelia (26-03-2003) |
Paolo Curtaz |
Commento Matteo 5,17-19 Gesù, amici, non è venuto a cambiare una virgola dell'alleanza con Israele, ma la porta a compimento. Permettetemi oggi, allora, di parlarvi dei nostri fratelli maggiori, del popolo di Israele, a cui Dio ha promesso la fedeltà nei secoli (loro ce l'hanno fatta, noi vedremo...). Lo dico perché conosco un sacco di cristiani, non voi, gli altri, che vivono la loro fede come se esistesse solo il Nuovo Testamento, come se non ci fosse, prima di Gesù, ebreo, una lunga ed entusiasmante storia di amicizia e di amore con questo popolo straordinario. Non scordiamoci mai che Gesù e gli apostoli e la prima comunità era composta esclusivamente da figli di Israele e che, almeno per i primi decenni, i discepoli del Nazareno vennero considerati alla stregua di una delle tante scuole di pensiero del giudaismo. Poi accadde l'inatteso: la piccola comunità divenne portatrice di un messaggio, il vangelo, che dilagò a vista d'occhio nell'Impero romano, e le incomprensioni con i fratelli ebrei aumentarono. Accusati di non avere riconosciuto il Messia, i Giudei subirono, accanto al disprezzo dei popoli occidentali basato sul più bieco razzismo, una ahimé sconsiderata disapprovazione da parte dei fratelli cristiani. Il resto è storia: se la Shoà e la tragedia del nazismo – ideologia pagana e lontana anni luce dal cristianesimo – non coinvolgono direttamente la fede cristiana, bisogna pur ammettere che il clima, creatosi nei secoli, di avversione verso i fratelli ebrei era in gran parte debitore di una posizione cristiana. La storia è dura da cancellare, ma i passi di riavvicinamento e di rispetto verso i nostri fratelli maggiori si sono moltiplicati sotto il luminoso Pontificato di Giovanni Paolo II. Se per noi l'ebraismo è sfociato nel cristianesimo, esiste ancora una parte del popolo ebraico che ha conservato fedelmente la Parola di Dio, e l'ha sviluppata in maniera del tutto originale in questi due millenni. A noi l'onere e la gioia di leggere, di conoscere e di stimare quanto detto e scritto dai nostri fratelli ebrei, depositari dell'alleanza e della promessa irrevocabile fatta dal loro e nostro Dio. Dio d'Israele, Dio fedele, Gesù non ha cambiato neppure una virgola della tua Legge. Donaci la fedeltà alla tua Parola che – pur tra mille persecuzioni – i nostri fratelli ebrei hanno avuto, affinché tutti gli uomini possano rendere gloria al tuo nome! |