Omelia (21-04-2011) |
Gaetano Salvati |
Dono di salvezza "Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza", recita il Salmo appena proclamato. San Paolo afferma che noi cristiani, mangiando il pane, vero corpo di Cristo, e bevendo il sangue della Nuova Alleanza, facciamo memoria della morte del Signore (1Cor 11,26). Fare memoria significa riattualizzare pienamente, nel presente della nostra storia, mediante il sacrificio eucaristico, l'evento della salvezza: l'offerta pura che il Messia ha compiuto a Pasqua. Oggi, facciamo memoria dell'"ora" in cui Gesù passa "da questo mondo al Padre" (Gv 13,1). San Giovanni narra che è arrivata l'"ora" del Nazareno. Due parole spiegano questa ora: passaggio e amore. Gesù non va al Padre dopo una temporanea visita sulla terra; passaggio significa elevazione alla gloria di Dio. La crocifissione, subìta liberamente dal Salvatore, è trasformazione: nella sua carne crocifissa, noi siamo in Dio. Donando se stesso, Gesù trasforma anche la Croce da un atto di violenza, in atto d'amore. Mediante questo passaggio o trasformazione d'amore, l'uomo è talmente coinvolto, che è capace di partecipare alla vita divina: è redento. L'evangelista illustra questa "ora" con la lavanda dei piedi. Gesù si alza da tavola (v. 4), depone le sue vesti, si cinge con un asciugamano, cioè si ricopre con i "panni" dell'umanità, e lava i piedi luridi degli apostoli (v. 5). Con la sua parola e la sua azione rende pura l'umanità. Se, quotidianamente, siamo intorpiditi dalla sporcizia del mondo, la parola di Gesù è il lavaggio della nostra anima. Meditiamo il Vangelo della lavanda dei piedi: l'acqua pura che il Messia versa sui nostri piedi è la capacità di essere innestati di continuo nella comunione con il Padre. Gesù, offrendo se stesso in sacrificio, si ripropone nella nostra vita, non solo nel momento della nostra conversione, ma sempre, per mezzo dei sette sacramenti. L'Eucaristia, vertice di tutti i sacramenti, è il centro della vita del cristiano, perché è l'atto di ringraziamento per l'esistenza nuova. È importante tenere presente che l'intero episodio della lavanda dei piedi non individua un singolo sacramento, ma il sacramento di Cristo nel suo insieme: il suo servizio, la sua Croce, il suo amore che purifica e ci rende capaci di Dio. Sacramento, dunque, che diviene servizio per i fratelli, amore vicendevole, perdono. Il Vangelo della lavanda dei piedi propone un'altra caratteristica della vita e della prassi cristiana. Pietro non ha alcuna intenzione di farsi lavare i piedi dal Maestro (v. 8). Probabilmente, ha ancora in mente l'idea di un Messia trionfale, grandioso. Dio, però, cancella le immagini che possiamo avere di Lui. È un Dio sovversivo, che sceglie l'umiltà, il servizio, la sofferenza, la Passione. È il Pastore divenuto Agnello. Allora, Pietro si lascia lavare i piedi solo quando Gesù gli dice che senza la lavanda dei piedi non avrebbe avuto parte con Lui (v. 10). In questo Giovedì Santo, il Signore ci esorta a lavare i piedi gli uni gli altri (v. 15), a ringraziarlo continuamente, a non avere rancore con nessun fratello. L'azione di Gesù della lavanda dei piedi, dono della purezza, sacramento di Cristo, diviene esempio per la chiesa: fate anche voi "come io ho fatto a voi" (v. 15). Invochiamo il Signore che ci ama fino alla fine, che trasforma le nostre amarezze in gioia, che ci vuole mendicanti dell'amore per donarlo. Amen. |