Omelia (28-04-2011)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Luca 24,41

Dalla Parola del giorno

Poiché per la grande gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: "Avete qui qualcosa da mangiare?"


Come vivere questa Parola?

Nella sua prima lettera, l'evangelista Giovanni afferma: "Chi crede che Gesù è venuto nella carne è da Dio" (4,2). Ed ecco che nel vangelo, lo stesso autore sacro ci offre una prova ineludibile che Gesù, sia prima che dopo la risurrezione, non fu mai un fantasma, ma un uomo pienamente tale. Ecco, a porte chiuse Gesù entra nel cenacolo, dove, pietrificati dalla paura d'essere presi dai giudei, i discepoli si erano rinserrati. Ed è qui che il Signore li persuade della sua realtà di risorto con una richiesta umanissima e familiare. Chiede qualcosa da mangiare. Proprio come un padre o un figlio o un amico che improvvisamente torna da un viaggio. Sì, vuol stare tra i suoi. Nel modo più semplice e familiare. È, se così si può dire, la naturalezza estrema della realtà di un Dio che ha preso fino in fondo la natura umana. È la semplicità del suo dirti: guarda che sono qui con te e dentro di te. Può sembrare che me ne vada; forse certe volte pare che io sia assente, lontano. E sono lontano solo dalla tua sensibilità ostruita da tutti i limiti tipici del tuo essere ancora in questo mondo: pellegrinante e non già a Casa. Tu approfittane per crescere nella fede. Perché io torno continuamente da te, perfino quando sei a porte chiuse nel tuo cuore impaurito.

Oggi, nel mio rientro al cuore, proprio da dentro questo mio cuore prego:Gesù, ho bisogno di te; Gesù, mi fido di te. So che stai alla porta e bussi, so che vuoi entrare da me e cenare con me. Ti prego, fa' violenza alla mia chiusura. Vieni! Io credo spero e amo te.


La voce di un vescovo

L'amore si offre in punta di piedi, con delicatezza, per lasciare spazio alla libertà di accoglierlo o rifiutarlo. Meraviglioso e impegnativo l'amore vero!

Antonio Riboldi