Omelia (29-04-2011) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Giovanni 21,12 Dalla Parola del giorno Gesù disse loro: "venite e mangiate". E nessuno dei discepoli osava domandargli: Chi sei? Perché sapevano bene che era il Signore. Come vivere questa Parola? Nel mistero pasquale si connettono tra loro due eventi che sono espressione sia dell'onnipotenza di Gesù uomo e Dio, sia del fatto che Egli non solo ha dato la vita per noi ma si è fatto addirittura nostro cibo. Gesù a porte chiuse entra nel cenacolo. Signore della paura, degli eventi, di ogni realtà. Due sole parola pronunzia: due verbi dinamici: "Venite... mangiate". Non è difficile immaginare con quale forza interiore e con quale timbro di voce (non alterata ma comunicante energia) abbia pronunziato quelle due parole. Lo deduciamo dal fatto che gli apostoli sono presi da uno stupore che li fa ammutolire e nello stesso tempo vivono l'intima persuasione che non si tratta di una apparizione qualsiasi o strana. Sta davanti a loro il Signore! Ed è proprio Lui - è questo il punto - che si interessa del loro naturale bisogno di sostentamento, è Lui a spezzare per loro del pane. Non è fantasioso vedere in quel gesto un segno-memoria del suo aver dato la vita. E non è arbitrario credere che quel pane è allusivo di quel che Gesù aveva detto: "Sono io il pane della vita". In questo clima pasquale, Signore, apri il mio cuore a questo tuo duplice invito. Facci venire da te, in piena fiducia; persuasici a nutrirci di Te che sei il Pane vivo nella Tua Parola e nell'Eucaristia. Dal Catechismo della Chiesa Cattolica Nel suo corpo risuscitato egli passa dallo stato di morte ad un'altra vita al di là del tempo e dello spazio. Il corpo di Gesù è, nella Risurrezione, colmato della potenza dello Spirito Santo; partecipa alla vita divina nello stato della sua gloria, sì che san Paolo può dire di Cristo che egli è l'uomo celeste. |