Omelia (07-04-2003)
Paolo Curtaz
Commento Giovanni 8,1-11

Una donna colta in flagrante adulterio (ah già, e l'uomo che era con lei? Mistero del maschilismo religioso!) portata davanti a Gesù per essere giudicata. Una trappola dei farisei (i benpensanti?) ben congeniata, in fondo: Gesù è un lassista? Oserà contestare Mosé? Dove andremo a finire! Senza regole come può esserci religione! Non c'è che dire: trappola splendida, pronta a scattare, a ricondurre a normalità (la nostra) l'eccesso (di Dio). Piovono pietre su questa donna. Non ha un nome, né un volto: è una peccatrice. Non ha dignità, né ragioni: è una peccatrice. Va punita, ha trasgredito la legge. Piovono pietre nelle nostre parole: sempre indulgenti a giustificare noi stessi, impietosi nel giudicare i comportamenti degli altri. E il nostro tempo lo sa quanto le parole feriscono ed uccidono. Giudizi, silenzi, smorfie, tutti a dimostrare che c'è qualcosa di strano nell'altro, che comunque io sono, se non migliore, almeno non peggiore. L'altro è avversario perché diverso, non rientra nello schema che mi sono costruito. Diverso per razza, per storia, per sensibilità politica. Alzo i toni, urlo, critico, magari finisco anche sui giornali. L'altro è diverso: un muro divide le generazioni, i popoli, i pensieri... Su Gesù, dì la tua: questa donna ha sbagliato, è chiaro, è evidente, bisogna fare qualcosa. E Dio tace. Tace perché conosce, tace scrivendo in terra (cosa? I peccati dei presenti, chiosa quella linguaccia di san Girolamo!), tace sconfortato dalla durezza del cuore dell'uomo. In cosa ha sbagliato Dio? Davvero la libertà dell'uomo può ridursi a questo? Un Dio libero e vero, un Dio tenero e adulto che vede l'umanità ridotta a chiassosa classe di adolescenti che si accusano l'un l'altro. Che tristezza nel cuore di Dio! Che tenacia! E scrive, e riflette. Che dire? Come portare questa gente (e noi) altrove? Nel modo di vedere di Dio, nei lidi pieni di luce di Dio? Sì, è peccatrice, ha sbagliato. E allora? Chi non sbaglia? Chi è senza colpa? Gesù non giustifica, né condanna, invita ad alzare lo sguardo, ad andare oltre, a guardare col cuore la fragilità dell'altro e scoprirvi – riflessa – la propria. No, Dio non giudica. Ci giudicano la vita, la società, il datore di lavoro, noi stessi. Tutti ci giudicano, Dio no. Dio ama, e basta. E questa donna viene liberata. Salvata dalla lapidazione, viene ora salvata dalla sua fragilità. "Non peccare più" ammonisce Gesù. Anche lei viene invitata a guardare oltre ciò che pensava essere la soluzione ai suoi problemi.

No, Signore, nessuno può giudicare il fratello ergendosi a giudice, poiché è la misericordia l'unico modo che tu hai di vedere noi e i nostri fratelli...