Omelia (11-04-2003) |
Paolo Curtaz |
Commento Giovanni 10,31-42 Hanno capito benissimo i suoi avversari, è evidente: Gesù pretende di essere il Figlio di Dio. In un ultimo, timido tentativo di difendersi, il Maestro cita la Scrittura. Ma nulla, la tensione è alle stelle, l'ostilità nei suoi confronti ha raggiunto il culmine, non bastano neppure i segni, le buone opere che Gesù usa per avvallare la sua pretesa, neppure quelli ora lo possono salvare: il Signore ha superato ogni limite. E continua a farlo, continua a superare questo limite anche con noi. Povera Chiesa, fatta da poveri discepoli! Che faticaccia seguire un Maestro così che continuamente scardina, stupisce, provoca, educa, accompagna. L'ostilità dei giudei verso Gesù (non tutti, ricordiamoci che tutti i discepoli erano giudei!) affonda paradossalmente le sue radici nella fedeltà del popolo alla Legge di Dio. Non facciamo così anche noi? Senza porci troppi problemi preferiamo talora conservare quanto ci è stato dato e detto senza aggiungere inutili complicazioni. Gesù, che non è venuto a togliere un segno alla legge ma che – al contrario – vuole riportarla alla sua origine, ritornare alla sua pienezza, ci invita ad accogliere continuamente la sua volontà. Che Dio non voglia che ripetiamo gli stessi errori che commisero i nostri fratelli ebrei! Che – accecati dalla nostra pigrizia – confondiamo le nostre posizioni con la volontà di Dio, sì da non cogliere l'ansia di rinnovamento e di novità che il Signore porta con sé! La grande settimana è ormai alle porte: che il Signore ci accordi un cuore che sappia intenerirsi davanti a questo tempo che è il cuore della storia, l'inizio della nostra fede, il nutrimento della nostra speranza... Tu sei il Figlio di Dio, noi siamo tuoi fratelli. Rendi il nostro cuore docile per avvertire sempre la tua presenza in mezzo a noi, Signore di ogni tenerezza e bellezza! |