Omelia (01-02-2009) |
Monastero Domenicano Matris Domini |
Commento su Marco 1,21-28 Lectio Contesto La pericope scelta per la domenica odierna segue immediatamente quella di domenica scorsa e continua la descrizione dell'azione di Gesù, soffermandosi sul suo insegnamento e su di un episodio di esorcismo, che ha un significato molto particolare per l'evangelista Marco. Egli infatti vi riconosce un'attività specifica del Messia e il segno chiaro dell'instaurarsi della basileia divina che vince il potere del male. 21 Ed entrano a Cafarnao; ed (egli) subito, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. L'azione si sposta dal lago (1,16ss) alla cittadina di Cafarnao, luogo in cui abita Simone e che diventerà in un certo senso la città di Gesù. Come ogni pio israelita egli partecipa al culto del sabato, ogni adulto poteva essere chiamato a commentare il testo della Scrittura letto nella sinagoga. L'evangelista ci informa che egli insegnava: l'insegnamento di Gesù ha caratteristiche particolari, sembra un suo atteggiamento tipico (vedi anche il testo degli altri vangeli sinottici). 22 E stupivano del suo insegnamento; infatti, insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Si tratta di un insegnamento nuovo e fatto con autorità (exousia); visto che il contenuto dell'insegnamento è già stato indicato in 1,15 ora non sono riportate le parole di Gesù. La novità sta forse nell'autorità che caratterizza il suo insegnamento? Oppure nel contenuto? Sembra che la forza delle parole di Gesù venga da una parte dalle azioni potenti che le accompagnano (vedi il seguito del brano), sia dal fatto che Gesù parla per diretta autorità e non si limita a spiegare la legge e a riportare la tradizione (vedi più avanti in Marco 2,1ss) come fanno gli scribi. Dopo aver notato, nell'episodio della chiamata dei discepoli, la novità del discepolato con il rabbino Gesù, ora l'evangelista indica esplicitamente la differenza tra il suo insegnamento e quello degli scribi, gruppo di rilievo al tempo di Gesù, non solo per il loro ruolo di guide religiose. In Marco gli scribi sono sempre contrapposti a Gesù, sia quando sono citati da soli (2,6; 3,22; 9,11, ecc.), sia quando sono affiancati da farisei (2,16; 7,1.5) o sommi sacerdoti (8,31;10,33; 11,27, ecc.). Questi primi due versetti si collegano a quello conclusivo di questa pericope e il valore del v. 22 si distende su tutta la sezione (che si conclude a 3,12). 23E subito, c'era nella loro sinagoga un uomo con uno spirito immondo, e gridò 24 dicendo: "Che c'è tra noi e te, Gesù Nazareno? Sei venuto per farci perire? So chi sei tu, il Santo di Dio!". L'attenzione si sposta subito su un indemoniato, ma più che all'uomo posseduto è sullo spirito immondo che si concentra il testo. Esso si sente minacciato da Gesù, dalla sua venuta e ne svela il nome; abbiamo qui un riferimento a testi dell'A.T. (Gdc 11,12; 2 Sam 16,10; 1 Re 17,18; 2 Re 9, 18) dove si mette in luce la contrapposizione che gli spiriti impuri stabiliscono con l'interlocutore. La denominazione spirito immondo è tipica in Marco (ricorre 12 volte) insieme a demonio. Il titolo "Santo di Dio" sembra far riferimento all'attività carismatica di Gesù che si mostra negli esorcismi. La forza della basileia di Dio si manifesta appieno nel confronto con i demoni e per questo Marco indica l'esorcismo come la prima azione potente che accompagna l'insegnamento di Gesù. L'insistenza dell'evangelista sugli esorcismi attuati da Gesù attesta l'importanza che egli vi attribuisce, ma anche la storicità di questa attività. Inoltre ricordiamo che proprio in base alla sua attività di esorcista (in Marco 3,22 e paralleli) Gesù sarà accusato dai suoi avversari. 25 E Gesù lo minacciò, dicendo: "Fa silenzio ed esci da costui!". Ci troviamo per la prima volta di fronte alla consegna del silenzio sull'identità di Gesù, che caratterizza la prima parte del testo di Marco (il cosiddetto segreto messianico); in riferimento ai demoni esso ha però un carattere specifico. Infatti essi non intendono fare una professione di fede, ma manipolare il potere del suo nome divino. Comunque questa affermazione risulta come una manifestazione dell'identità di Gesù. I verbi usati mettono in rilievo la contrapposizione tra Gesù e il demonio che viene costretto, con un comando imperioso (e dunque solo con la parola), prima a tacere e poi ad andarsene. Alcuni esegeti vedono qui un collegamento con l'autorità di JHWH in quanto viene usato il termine minacciare (epitiman che rivedremo in 4,39 e 9,25) usato nella bibbia greca (dei LXX) per indicare il rimprovero d'autorità (J. Ghilka). 26 E lo spirito immondo uscì da lui, contorcendolo e gridando a gran voce. Risulta interessante il confronto con il testo parallelo di Lc 4,31-37, in cui si afferma (v. 35) che il demonio uscì da quell'uomo: "senza fargli alcun male". Marco ci mostra in modo drammatico il potere del male e la vittoria di Gesù accentuando la forza dello scontro. Ritroviamo questo accento anche in occasione del ragazzo epilettico (9,14-29, in particolare i vv. 26-27). La sconfitta del demonio attesta l'arrivo della basileia, della signoria di Dio e l'azione potente di Gesù rende esplicita la sua parola (DV 2), la buona notizia. 27 E tutti restarono stupiti, tanto che si chiedevano tra loro, dicendo: "Che è questo? Un insegnamento nuovo, (fatto) con autorità! Comanda anche gli spiriti immondi, e gli obbediscono!" Viene ripresa la constatazione del v. 22, che bisogna notarlo, è di natura generale e non si riferisce solo all'episodio appena narrato. L'autorità di Gesù è messa in riferimento esplicito all'azione di esorcismo; i presenti si domandano con stupore e interesse chi è Gesù. La prima letture proposta in questa domenica (Dt 18,15-20) è un riferimento implicito a vedere in lui il profeta pari a Mosè, atteso da Israele. L'impegno di Gesù contro le forze del male non è riferito solo all'episodio appena narrato, ma nell'intenzione dell'evangelista si estende a tutta la sua attività (vedi v. successivo) e alla sua missione. 28 E la sua fama uscì subito ovunque, in tutta la ragione intorno della Galilea. Abbiamo di nuovo una sottolineatura dell'evangelista per la Galilea e un'amplificazione dello stupore che dai presenti si estende alla regione. Per la meditazione 1) Gli esorcismi nel vangelo di Marco: confrontare i vari episodi riportati dall'evangelista e notare le differenze con gli altri sinottici. 2)- L'autorità di Gesù e la novità del suo insegnamento cosa ci dicono di lui? 3) Leggendo il vangelo anche noi siamo stupiti e colmi di interrogativi come i suoi contemporanei o per noi esso è ormai un fatto noto e un po' noioso? Preghiamo Salmo responsoriale (dal Salmo 94) Ascoltate oggi la voce del Signore Venite, cantiamo al Signore, acclamiamo la roccia della nostra salvezza. Accostiamoci a lui per rendergli grazie, a lui acclamiamo con canti di gioia. Entrate: prostrati, adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti. E' lui il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce. Se ascoltaste oggi la sua voce! "Non indurite il cuore come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova, pur avendo visto le mie opere". Orazione propria (Orazione propria della IV domenica del Tempo ordinario) O Padre, che nel Cristo tuo Figlio ci hai dato l'unico maestro di sapienza e il liberatore delle potenze del male, rendici forti nella professione della fede, perché in parole e opere proclamiamo la verità e testimoniamo la beatitudine di coloro che a te si affidano. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio e vive e regna con Te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen. |