Omelia (15-02-2009)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su Marco 1,40-45

Lectio

Contesto

Prima di passare ad un gruppo di controversie con gli scribi e i farisei (2,1-3,6) Marco inserisce al termine del primo capitolo il racconto schematico della guarigione di un lebbroso (unico caso nel suo vangelo) che con l'esorcismo nella sinagoga di Cafarnao (1,21-28) indica il potere risanatore di cui è dotato. Il testo mette in luce anche il suo rispetto della Legge e quindi trova una opportuna collocazione prima delle cinque discussioni con scribi e farisei sulla validità di questa.

40 E venne a lui un lebbroso, supplicandolo e inginocchiandosi, dicendogli: "Se vuoi puoi purificarmi".

L'episodio di guarigione di un lebbroso ha chiaramente una forma schematica e generica (ma ciò non ci può far escludere categoricamente la sua storicità), infatti è introdotto senza indicazioni di tempo e di luogo.

L'atteggiamento del lebbroso e la sua supplica sono in rapporto con la sua condizione: per i rabbini un lebbroso era come un morto (2 Re 5,7; secondo Nm 12,12 il lebbroso è come un bimbo nato morto) e le prescrizioni di Lv 13 (di cui un brano è proposto nella prima lettura di questa domenica) sottolineano la gravità di questa malattia che escludeva il soggetto da ogni forma di vita sociale (l'incontro con un lebbroso rendeva anche impuri ritualmente).

Un altro dato significativo è il riferimento alla volontà di Gesù, anch'esso unico caso in Marco, che può essere messo in riferimento al suo potere ed ha quindi un valore Cristologico.

41 Ed (egli), mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli dice: "(Lo) voglio, sii purificato!". 42 E subito la lebbra andò via da lui, e fu purificato.

Con una frase perfettamente corrispondente alla richiesta del lebbroso l'evangelista riferisce la reazione di Gesù. Il verbo mosso a compassione non è ben attestato, ma pare il più probabile visto il seguito del racconto.

Il gesto di stendere la mano pare far riferimento al braccio di Dio o di Mosé nell'esodo per compiere prodigi, un gesto di autorità (Es 4,4; 7,18; 8,1), mentre il toccare indica la trasmissione del potere risanante e purificante.

La purificazione o guarigione è immediata, così che l'azione di Gesù si differenzia da quelle narrate nell'A.T. (vedi Nm 14,4-16 o 2Re 5,8-14) anche se sembra vicina al modello del profeta escatologico (vedi l'episodio di Eliseo) che possiede appunto il potere di guarire (J. Gnilka).

Marco come nel suo stile, sottolinea con una ripetizione l'importanza dell'azione di Cristo: infatti il termine purificazione ritorna per ben tre volte in questi tre versetti.

43 Ed (egli), ammonitolo severamente, subito lo cacciò, 44 dicendo: "Bada di non dire niente a nessuno, ma và, mostrati al sacerdote (Lv 13,49;14) e presenta per la tua purificazione ciò che ha prescritto Mosé, a testimonianza per essi".

Gesù sembra preoccupato di restare nel rispetto della Legge e invita con decisione e severità l'uomo a fare quanto questa prescrive.

L'ordine è accompagnato anche qui dall'ingiunzione di tacere a cui si aggiunge l'espressione "a testimonianza per essi" che pare avere una sfumatura negativa (vedi anche 6,11; 13,9). Può essere presente un riferimento anche alla situazione della prima comunità cristiana che rende testimonianza davanti ai giudei della sua fede nel Cristo.

L'uomo non deve rivelare chi lo ha guarito, ma solo compiere il sacrificio prescritto per la purificazione e mostrarsi al sacerdote che solo poteva dichiararlo risanato.

45 Ma egli, uscito, cominciò a proclamare tutto e a divulgare la parola, così che egli non poteva più entrare palesemente in città, ma stava fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

Il versetto conclusivo di questo miracolo è un'ulteriore conferma del mandato di segretezza su Gesù, che ancora una volta viene però eluso. L'uomo guarito ne parla al punto che Gesù non può presentarsi in pubblico.

E sebbene Gesù cerchi di restare nascosto la gente si reca da lui. Così la testimonianza su di lui svela la sua identità e l'ordine di tenere nascosto paradossalmente provoca la proclamazione della parola (logos). La vera comprensione di questa parola però avviene gradualmente (8,32).

La preoccupazione di Gesù sembra quella di non suscitare la convinzione che gli sia un messia in cerca di gloria, o che voglia radunare attorno a sé la folla come un condottiero.

La guarigione prodigiosa del lebbroso aumenta la fama di Gesù e sottolinea fortemente il suo potere e la sua autorità (vedi 1,27).

Per la meditazione

1) La lebbra nell'AT e nei vangeli.

2) L'atteggiamento di Gesù verso il lebbroso cosa ci insegna a riguardo del nostro modo di rapportarci con malattie che anche oggi sono considerate "infamanti"?

3) Confrontare i passi che in Marco richiamano l'ordine di Gesù di tacere circa la sua identità: qual è lo scopo dell'evangelista?

Preghiamo

Salmo responsoriale (dal Salmo 31)

Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall'angoscia

Beato l'uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l'uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno.

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.

Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!

Orazione propria

(Orazione propria della VI domenica del Tempo ordinario)
Risanaci, o Padre, dal peccato che ci divide e dalle discriminazioni che ci avviliscono; aiutaci a scorgere anche nel volto del lebbroso l'immagine del Cristo sanguinante sulla croce, per collaborare all'opera della redenzione e narrare ai fratelli la tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo...