Omelia (01-03-2009)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su Marco 1,12-15

Lectio

Contesto

Il ciclo delle letture domenicali della quaresima si apre ogni anno con i testi della tentazione di Gesù nel deserto (I domenica) e della trasfigurazione (II domenica) che ci presentano alcuni degli elementi portanti di questo tempo liturgico. Nella prima domenica il brano delle tentazioni, che nell'evangelista Marco è brevissimo, è comunque strettamente collegato all'episodio del battesimo, che lo precede immediatamente.

Per comprendere appieno il testo che stiamo per esaminare quindi non dobbiamo perdere di vista i vv. 9-11 e nello stesso tempo il contesto liturgico che avvicina la quaresima di Gesù a quella che vive la comunità cristiana.

12 E subito lo Spirito spinse (Gesù) nel deserto.

Con un chiaro riferimento al testo precedente del battesimo, Marco sottolinea che è lo Spirito a spingere Gesù nel deserto, carico di significati e ricordi della storia di Israele e di volta in volta luogo della prova, dell'intimità con Dio, del tradimento, del pericolo (bestie feroci) ecc... (cfr. Esodo, Deuteronomio, Osea) E' lo Spirito che spinge Gesù, e il credente, nel deserto dove ciascuno si confronta con se stesso e con la missione che Dio gli ha affidato. La pericope di questa domenica che aggiunge al testo sulla permanenza nel deserto segnata dalla tentazione i vv. 14-15 spinge in questa direzione.

13 E era nel deserto quaranta giorni, tentato da Satana; ed era con le fiere, e gli angeli lo servivano.

Il tempo di quaranta giorni è simbolico, ed ha ampia esemplificazione nell'A.T. (Gn 7,4.17; Es 16,35; Nm 13; Dt 1,3; 2,7; 8,2.4) in riferimento al popolo d'Israele ma anche a personaggi come Mosé (Atti 7,30; Es 34,28), Elia (1Re 19,1-8) ...

Tempo della prova, ossia che precede un cambiamento, un passo avanti nello sviluppo della vicenda di un soggetto, per raggiungere una nuova situazione di vita, di azione, di pensiero (G. Vannucci), è segnato da uno scontro con satana.

La presenza del tentatore si prolunga per tutto il tempo (a differenza di Matteo 4,1-11 e Luca 4,1-13 che la collocano al termine della quarantena) come a indicare che tutta la vicenda di Gesù, come Messia, è sottoposta alla tentazione intesa sia come prova dolorosa (come nella vicenda di Giobbe) sia come istigazione al peccato.

L'evangelista Marco non parla del digiuno di Gesù e neppure indica quali siano le tentazioni a cui è sottoposto, ponendo l'accendo sulla situazione: Gesù qui come in tutto l'esercizio della sua missione messianica incontra delle resistenze, si misura con degli avversari; la tentazione in Marco ha un chiaro riferimento Cristologico: Gesù deve scegliere quale tipo di messia vuole essere.

La presenza delle bestie selvatiche o degli angeli ha favorito nell'interpretazione dei Padri il parallelismo Cristo/Adamo e fa riferimento anche alla realtà escatologica della pace messianica tra uomini, bestie e le creature celesti.

Gesù quindi non solo supera la tentazione ma inaugura il tempo finale: anticipatamente egli vince il potere dell'avversario come farà anche nella sua Pasqua (cfr. 2Ts 2,3-12; Ap 19,19s; 20,2.110). Gesù è il nuovo Adamo che ha reso possibile il periodo del paradiso; possiamo leggere in questo testo anche l'esortazione a quanti si accostano al battesimo: come Gesù il battezzato incontrerà qualcuno che vuole distoglierlo dalla sua scelta di fedeltà a Dio (cfr. Sir 2,1; Ap 2,10; 1Cor 10,12-13). Anche la seconda lettura, 1Pt 3,18-22, si riferisce al battesimo.

La resistenza alla tentazione infine ha anche il significato di segnalare il potere di Gesù che sconfigge satana (doma il forte 3,27) e fa conoscere la signoria (basileia) di Dio (vedi i versetti successivi).

14 E dopo che Giovanni fu consegnato, Gesù venne nella Galilea, predicando il vangelo di Dio

Dopo l'esperienza del deserto Gesù è pronto ad iniziare la sua missione e a predicare il vangelo di Dio che verrà continuata dalla prima comunità cristiana (cfr. 1Ts 2,9; Gal 2,2); possiamo cogliere in sottofondo un riferimento al testo di Is 52,7 che parla del messaggero di pace che annuncia la buona novella. Ma con una precisazione in Gesù abbiamo qualcosa di più in quanto la sua persona e la sua opera hanno un rapporto molto stretto con il regno di Dio.

15 e dicendo: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Come abbiamo già visto nella III domenica del tempo ordinario di questo ciclo B, il contenuto sintetico del v. 14 è ora esplicitato con una coppia di affermazioni: il tempo (kairos) è giunto al suo termine alla pienezza, ossia è giunto il momento fissato da Dio per l'avvento della sua signoria (regno - basileia), che si è fatta vicina. Gli esegeti discuto se questa affermazione sia da intendere in senso escatologico: è iniziato il tempo in cui si instaura il regno che avrà la sua compiuta realizzazione alla fine dei tempi; oppure in senso attuale: siamo già nel tempo ultimo.

Infatti Marco non usa il termine kronos per parlare di questo tempo, ma appunto kairos, il tempo propizio, della salvezza; nello stesso tempo non si può affermare che il tempo della chiesa, della comunità che crede in Gesù, sia equivalente al regno di Dio o si identifichi con esso (cfr. anche Gal 4,4 e Ef 1,10).

Come la pienezza del tempo sta al regno di Dio, così la conversione sta al credere (J. Gnilka).

L'invito alla conversione sarà ripreso, nel testo di Marco, anche dei dodici (6,12) e il termine scelto metanoia ha un riferimento profetico e indica non un semplice cambio di opinione, ma un mutamento radicale della vita, imposto dalla presenza del regno di Dio, e la richiesta più impegnativa è quella della fede. E' interessante notare che convertirsi è sempre preso in assoluto. Credere al vangelo è un tema proprio del vangelo di Marco che si traduce in un rapporto personale e di fiducia del credente con Gesù.

Gesù stabilisce il regno di Dio (il potere di satana è contrastato efficacemente) e questo è il segno dell'alleanza di cui ci parla la prima letture di questa domenica (Gen 9,8-15).

Per la meditazione

1) Rintracciare nel testo di Marco le altre situazioni in cui Gesù riceve sollecitazioni per vivere un messianismo diverso da quello che lo porterà alla croce.

2) Il tema del deserto, luogo esistenziale più che geografico, è tipico del tempo quaresimale; in esso si riassumono in un certo senso anche i concetti di tentazione e penitenza. Qual è il deserto che io sono chiamato ad attraversare?

3) Confrontare alcuni testi biblici in cui ricorrono i "quaranta giorni" oppure il tema della tentazione (per esempio Sir 2,1; Ap 2,10; 1Cor 10,12-13).

Preghiamo

Salmo responsoriale (Salmo 24)

Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Ricordati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Orazione propria

(Orazione propria della I domenica di Quaresima)
O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita. Per il nostro Signore...

Oppure (Orazione propria della I domenica di Quaresima anno B)
Dio paziente e misericordioso, che rinnovi nei secoli la tua alleanza con tutte le generazioni, disponi i nostri cuori all'ascolto della tua parola, perché in questo tempo che tu ci offri si compia in noi la vera conversione. Per il nostro Signore Gesù Cristo...