Omelia (05-04-2009)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su Filippesi 2,6-11

Lectio

Contesto

La domenica delle Palme prevede la lettura del racconto della passione, per quest'anno secondo il testo di Marco (Mc 14,1-15,47), ma per il nostro commento abbiamo scelto il famoso inno Cristologico dalla lettera di san Paolo ai Filippesi proposto come seconda lettura. Il testo, preesistente e appartenente ai testi utilizzati dai primi cristiani nella liturgia, è stato inserito dall'apostolo in un brano esortativo, ma può essere considerato anche in se stesso per il suo alto valore teologico.

L'inno sembra rispondere alla necessità di spiegare come vedere nell'uomo Gesù crocifisso il Salvatore e il Signore, così come lo riconosce la fede cristiana. Più che un modello Gesù Cristo in questo testo impersona la logica che presiede il progetto salvifico di Dio e che deve reggere anche l'agire della comunità credente. (G. Barbaglio).

La struttura dell'inno di tipo binario (6-8; 9-11) si basa su due antitesi: umiliazione/esaltazione (oppure natura/storia) e essere/divenire.

Utilizziamo la traduzione proposta da Giuseppe Barbaglio nel suo commento alle lettere di Paolo (ed. Borla)

6 Lui (Cristo Gesù), che è a immagine di Dio, non ha approfittato del suo essere come Dio,

E' importante ricordare il v. 5 che introduce il nostro inno e lo collega alla sezione parenetica della lettera di Paolo, in cui l'apostolo scrive: Comportatevi tra voi come si addice a quelli che sono in Cristo Gesù. Più che un modello morale da imitare questa introduzione sembra indicare Gesù quale un principio attivo di vita nuova. Infatti in Cristo Gesù significa che ora i battezzati sono stati introdotti nella sua vita e dunque in un ambiente nuovo di esistenza, da cui poi scaturisce un modo di comportarsi. Poiché i cristiani, come dice 2Cor 5,17, sono nuove creature, nuovo deve essere il loro comportamento.

Questo inno già utilizzato dalla prima comunità cristiana l'apostolo l'ha inserito nella sua lettera, facendo qualche piccola aggiunta. Possiamo dirlo perché lo stile del testo, le parole utilizzate e i temi teologici svolti si discostano da quelli tipici di Paolo.

Nel testo si coglie l'influsso di diverse aree culturali e testi biblici, per esempio Gn 1,26-26; Sap 1,13-14; 2,23-24; 3,13; Is 52,13-53,12, Dn 7, che l'anonimo autore ha inserito per descrivere la vicenda e l'identità di Gesù Cristo. Non è facile neppure ricostruire in quale contesto liturgico l'inno fosse collocato in origine, sicuramente il culto comune della prima generazione cristiana.

Il primo movimento o sezione (6-8) ha come soggetto Gesù Cristo ed è segnata dal tema dell'abbassamento; nel secondo (7-11) invece è Dio che agisce, ed opera l'esaltazione di Gesù.

La Cristologia dell'inno nei vv. 6-8 è pure costruita su due antitesi: natura e storia, o anche essere e divenire: di natura divina, Gesù sceglie di umiliarsi ed essere partecipe liberamente della condizione umana.

Il v. 6 infatti ci presenta Gesù partecipe della natura divina, essendo egli immagine di Dio (morphê, che nella LXX è sinonimo di eikôn), con un parallelo paolino in 2Cor 4,4 (da cui la traduzione abituale del testo) Il versetto ha un riferimento a Sap 2,23 ed anche alla condizione di Adamo Gen 1,26-27. Gesù non ha approfittato di questa condizione ma ha scelto di condividere la condizione umana.

7 Si è invece spogliato, configurandosi a uno schiavo, e diventando simile agli altri uomini. Considerato nel suo aspetto come un uomo qualsiasi,

Egli ha scelto di condividere la condizione di esistenza di tutti gli uomini: l'inno lo dice con una serie di verbi: spogliato, configurato, assimilato, ossia reso simile (homôioma) nell'aspetto esterno (schêma) agli uomini mortali. E' interessante notare che il testo usa due vocaboli diversi per indicare le due nature di Gesù: uguaglianza con Dio, somiglianza con gli uomini.

8 si è umiliato facendosi obbediente fino alla morte, dico sino alla morte in croce.

L'abbassamento di Gesù giunge sino alla morte che l'umanità subisce a causa del peccato (l'inno qui ha sullo sfondo Sap 2,24). E' la sua obbedienza che lo spinge ad assumere la condizione mortale che invece gli altri uomini subiscono per la loro disobbedienza.

In questo versetto sembra certa l'aggiunta di Paolo: dico sino alla morte in croce, che presenta la tua theologia crucis e rafforza l'idea dell'umiliazione di Gesù che giunge sino all'esperienza infamante del condannato alla morte di croce (cfr. Gal 3,13 e 1Cor 1,23).

9 Ed è per questo che Dio lo ha superlativamente esaltato e gli ha dato il nome più eccelso che esista,

Nella seconda sezione dell'inno ci viene presentata la conseguenza del gesto di Gesù, introdotta da per questo.,Ora l'azione passa di mano ed è Dio che agisce e innalza Gesù. Il testo utilizza un verbo, hyperypsóô, che sottolinea il carattere superlativo della sua esaltazione (cfr nell'A.T. Sap 3,7-8 e Is 53,12); poi aggiunge che egli riceve un nome grande (il v. 11 ci dirà che è lo stesso nome divino Kyrios). Come nota Käsemann per l'antichità il nome non è solo un segno distintivo, ma indica la dignità e la natura del soggetto.

10 affinché nel nome di Gesù, tutti s'inginocchino, in cielo, sulla terra e sottoterra, 11 e a gloria di Dio Padre proclamino: Gesù Cristo è il Signore.

Il v. 10 sembra presentare la scena di una proclamazione regale (cfr. Is 45,23) o una vera e propria liturgia in cui Gesù è acclamato come Signore dell'universo, con un riferimento forse alla gloria escatologica e alla liturgia celeste (cfr. Rom 10,9) che si conclude con la dossologia: a gloria di Dio Padre.

L'inno dunque ci presenta Gesù come l'uomo che non ha tradito il progetto originario di Dio e con la sua obbedienza si è fatto solidale con tutta l'umanità; per questo il Padre lo ha esaltato al di là della morte e lo ha costituito Signore del mondo, realizzando il suo piano di salvezza per tutti noi. Paolo ricorda così ai cristiani di Filippi che essi sono inseriti vitalmente nella vicenda di Gesù e dunque nella logica del progetto del Padre, che diventa così anche indicazione per il loro agire concreto nella storia

Per la meditazione

1) Confrontare il testo dell'inno con i brani A.T. di Gn 1,26-26; Sap 1,13-14; 2,23-24; 3,13; Is 52,13- 53,12, Dn 7 facendo emergere le linee di continuità e progresso.

2) L'atteggiamento di Gesù Cristo descritto dall'inno inserito nel suo contesto (Fil 1,27-2,18) cosa suggerisce alla mia vita di credente?

3) Di fronte a Gesù crocifisso com'è il mio sguardo di fede; cosa suscita in me?

Preghiamo

Salmo Responsoriale (dal Salmo 21)

Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi, lo porti in salvo, se davvero lo ama!».

Un branco di cani mi circonda, mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi. Posso contare tutte le mie ossa.

Si dividono le mie vesti, sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all'assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli, gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d'Israele.

Colletta

O Dio onnipotente ed eterno, che hai dato come modello agli uomini il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore, fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce, fa' che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione, per partecipare alla gloria della risurrezione. Egli è Dio...