Omelia (26-04-2009) |
Monastero Domenicano Matris Domini |
Commento su Luca 24,35-48 Lectio Contesto Il testo scelto per la III domenica di Pasqua è la continuazione del racconto dei due discepoli di Emmaus, e ci presenta la terza apparizione narrata da Luca, che (con il brano sull'ascensione, Lc 24,49-53), conclude il suo vangelo. Siamo quindi nel contesto delle apparizioni del risorto e in continuità con la pericope precedente, notiamo anche un legame particolare con il testo di Gv 20,19-29 (proposto per la II domenica di Pasqua). Il brano tende quindi a riproporre la verità della resurrezione di Gesù (secondo le Scritture) e insieme la missione affidata ai discepoli. Rispetto ai versetti immediatamente precedenti quindi, c'è un progresso e un importante riferimento al compito della chiesa. I testi dei vangeli del tempo pasquale cercano di guardare l'evento della morte e resurrezione di Gesù da diversi punti di vista (utilizzando i quattro vangeli) per coglierne tutta la profondità. Nelle prossime settimane questo continuerà attraverso i testi giovannei: il buon pastore (cap. 10) e il capitolo 15 (per l'anno B). 35 Ed essi raccontavano quello (che era accaduto) nella via e come era stato riconosciuto da loro nella frazione del pane. La nostra pericope inizia con il versetto finale (il 35 appunto) dell'episodio dei due discepoli di Emmaus, fornendoci per così dire un riassunto sintetico dell'accaduto. Il versetto pertanto risulta poco comprensibile se non si tiene conto dell'intero brano di Lc 24,13-35. I due, indicati qui con essi, si stanno rivolgendo agli Undici e a quelli che erano con loro (v. 33) e parlano di Gesù, il Signore (cfr. vv. 15 e 34). Il legame tra le due pericopi non è solo letterario, ma anche tematico, poiché nel testo proposto in questa III domenica, abbiamo un approfondimento e in un certo senso un'esplicitazione di quanto il brano precedente aveva suggerito con un racconto ricco di immagini. Così questo primo versetto ci presenta i discepoli, riuniti a Gerusalemme (v.33), che si dicono l'un l'altro di aver incontrato Gesù risorto, o meglio di averlo riconosciuto. Significativamente il testo greco afferma che è Gesù che si fa riconoscere. Come in tutti i racconti delle apparizioni, l'iniziativa è del Signore risorto che si mostra a testimoni scelti da lui (cfr. At 2,32; 4, 33; 5,32; 10,40-41; cfr. Gv 14,22) e li incarica della sua stessa missione. 36 Ora, mentre essi parlavano di questo, egli stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Ed ecco che egli (il Signore del v. 34) sta in mezzo a loro. Il saluto che rivolge ai discepoli (cfr. Gv 20,19.26) è quanto mai significativo ed è il primo dei numerosi rimandi del testo a Giovanni (20, 19-29): non si tratta dell'abituale augurio ebraico, ma dall'insieme dei beni messianici, annunciati dai profeti. 37 Spaventati e pieni di timore, credevano di vedere uno spirito. I presenti credono di vedere un fantasma (il senso della parola greca, pneuma, utilizzata da Luca), ossia quello che rimaneva della persona dopo la sua morte. Possiamo vedere qui una caratteristica della comunità a cui si rivolge l'evangelista e i primi indizi dell'eresia dei doceti, secondo la quale Gesù era uomo solo in apparenza. Il corpo risorto di Gesù è certamente altro rispetto a quello della vita terrena (come sottolinea san Paolo in 1Cor 15,35-50), ma ciò non esclude una profonda continuità personale, che l'evangelista sottolinea nei versetti successivi. 38 Ed (egli) disse loro: «Perché siete turbati, e perché salgono (questi) ragionamenti nel vostro cuore?39 Vedete le mie mani e i miei piedi, poiché sono io stesso; palpatemi e vedete, poiché uno spirito non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Il turbamento dei discepoli, comprensibile per la grandezza dell'evento di cui sono spettatori e indice della difficoltà a riconoscere Gesù (tratto tipico di tutti i racconti delle apparizioni), è colto dal Risorto che afferma categoricamente: sono io stesso (v. 39) e per rassicurare i presenti li invita a guardare e a toccare, perché si convincano che egli è vivo e reale. 40 E detto questo, mostrò loro le mani e i piedi. Questo versetto è omesso dal codice di Beza (D sec. VI, Cambridge), ma attestato dagli altri codici antichi ed ha un riferimento importante al quarto vangelo (cfr. Gv 20,20). L'attenzione di Luca è puntata sulla realtà della resurrezione di Gesù e con insistenza attira il nostro sguardo sul suo corpo per mostrare l'identità del crocifisso (le piaghe lasciate dai chiodi) con il Risorto che ora sta di fronte a loro. 41 Ma, poiché ancora non credevano dalla gioia ed erano meravigliati, disse loro: «Avete qui qualche alimento?». Per rassicurarli ulteriormente, Gesù chiede loro qualcosa da mangiare, non perché ne abbia bisogno, ma per dare una conferma della realtà della sua resurrezione. Questa insistenza dell'evangelista sulla realtà del corpo di Gesù ha un chiaro scopo apologetico, ma non esclude un riferimento storico, attestato anche da At 10,41. 42 Essi gli porsero un pezzo di pesce fritto. 43 E, avendolo preso, lo mangiò dinanzi a loro. Il chiaro intento apologetico e l'interesse a mostrare la realtà della vita nuova del Cristo spinge l'evangelista sino al punto di mostrare Gesù risorto intento a mangiare ciò che i discepoli gli offrono. La scelta del pesce, a cui alcuni codici aggiungono un favo di miele, ha un riferimento allegorico a Gesù stesso e ai sacramenti dell'eucarestia e del battesimo. Sono soprattutto i cristiani della comunità di Luca (e quelli futuri) a beneficiare di questo particolare, non potendo far esperienza diretta del risorto. I discepoli fanno esperienza diretta del Risorto per poter poi consegnare alle generazioni future dei credenti la loro testimonianza (At 1,21-22). 44. Ora, disse loro: «Sono queste le mie parole, che vi dicevo quando ero ancora con voi: deve adempirsi tutto quello che è stato scritto di me nella Legge di Mosè e nei Profeti e nei Salmi». Dopo il momento del riconoscimento il brano passa a quello della missione introdotto da un riferimento al compimento delle Scritture. Il versetto ha dei parallele in Lc 18,21; 24,27, e rimanda alle parole, logia, o detti di Gesù che presto si diffusero nella comunità primitiva, in cui egli aveva presentato la sua passione, morte e resurrezione, volute da Dio stesso e attestate dalle Scritture (utilizzo del verbo greco dei). Molto interessante il fatto che qui Luca cita le tre parti della Bibbia ebraica: la Legge, i Profeti e gli Scritti (i testi sapienziali) riassunti sotto l'espressione i Salmi. Il riferimento esplicito ai salmi potrebbe essere anche un rimando ai numerosi testi che nel salterio sono considerati messianici e rimandano alla vicenda di Gesù. La Scrittura nella sua globalità è quindi necessaria per comprendere la vicenda di Gesù Cristo. 45 Allora aprì la loro mente, per comprendere le Scritture; Gesù, come già con i due in cammino verso Emmaus, fa scorrere i testi delle Scritture per leggervi la sua vicenda che è come il compimento delle stesse e in cui la Pasqua di Cristo acquista il suo vero senso (cfr. v. 27 e At 16,14). La fede apostolica nella resurrezione di Gesù costituisce il principio interpretativo decisivo per l'annuncio pasquale della chiesa. La Bibbia si adempie in Cristo e in lui acquista il suo pieno significato (A. Poppi). 46 e disse loro: «Così sta scritto, che il Cristo avrebbe patito e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno,47 e che nel suo nome sarebbe stata predicata la conversione a remissione dei peccati a tutte le nazioni, cominciando da Gerusalemme. Questi due versetti riassumono l'annuncio della prima comunità cristiana, il kerigma, così spesso ripetuto nel testo degli Atti: predicazione della vicenda di Cristo, conversione e perdono dei peccati (il libro proprio del tempo pasquale, vedi anche il brano proposto come prima lettura At 3,13-15.17-19). Gli apostoli hanno il compito di predicare a tutte le nazioni (missione universale), iniziando da Gerusalemme (elemento tipico di Luca in cui la città santa non è solo un luogo geografico ma acquista valore teologico). Il riferimento scritturistico alla passione e resurrezione rimanda a Is 53 e Os 6,2. 48 Voi siete testimoni di questo». Il brano si conclude con il mandato ai discepoli di Gesù: essere testimoni di lui. Questa affermazione è ripetuta molto spesso nel libro degli Atti (At 1,8; 2,32; 5,32; 10,40-41, ecc.; cfr. Gv 15,27) ed è resa possibile oltre che dall'esperienza dell'incontro con Gesù risorto, dal dono dello Spirito Santo. Infatti il v. 49 che chiude l'episodio, ma che non viene proposto nella liturgia di questa domenica, parla proprio di questo dono, promesso dal Padre. La fede pasquale degli apostoli e la forza dello Spirito Santo renderanno possibile la diffusione della buona novella di Gesù Cristo. Per tutti gli evangelisti è chiaro che la resurrezione di Gesù è il punto di partenza della missione apostolica (cfr. Mt 28,19s; Mc 16,15-20; Gv 20,21-23). Per la meditazione 1) Confrontare i testi dei quattro vangeli circa le apparizioni del risorto ai suoi discepoli, notando i riferimenti alla Scrittura e alle parole di Gesù per cogliere il senso profondo della Pasqua del Signore. 2) L'atteggiamento dei discepoli di fronte a Gesù risorto cosa insegna a noi credenti del XXI secolo? 3) La missione della Chiesa indicata da Luca con le parole: nel suo nome sarebbe stata predicata la conversione a remissione dei peccati a tutte le nazioni come si traduce nella mia vita di credente, nell'attività pastorale della mia parrocchia o della Chiesa locale in cui vivo? Preghiamo Salmo Responsoriale ( Salmo 4 ) Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Quando t'invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia! Nell'angoscia mi hai dato sollievo; pietà di me, ascolta la mia preghiera. Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele; il Signore mi ascolta quando lo invoco. Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene, se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?». In pace mi corico e subito mi addormento, perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare. Colletta Esulti sempre il tuo popolo, o Padre, per la rinnovata giovinezza dello spirito, e come oggi si allieta per il dono della dignità filiale, così pregusti nella speranza il giorno glorioso della risurrezione. Per il nostro Signore... Oppure (orazione propria della III Domenica di Pasqua, anno B) O Padre, che nella gloriosa morte del tuo Figlio, vittima di espiazione per i nostri peccati, hai posto il fondamento della riconciliazione e della pace, apri il nostro cuore alla vera conversione e fa' di noi i testimoni dell'umanità nuova, pacificata nel tuo amore. Per il nostro Signore... |