Omelia (24-05-2009)
Monastero Domenicano Matris Domini
Commento su Marco 16, 15-20

Lectio

La pericope proposta per la solennità dell'Ascensione di Gesù al cielo è tratta dalla sezione finale del capitolo 16 di Marco (v. 9-20), una composizione aggiunta al racconto marciano, ma risalente al II secolo e ritenuta canonica da sempre. Si tratta di una specie di riassunto dei racconti di apparizione del Risorto (dipendente sia da Giovanni che da Luca); si notano nel testo anche collegamenti con il testo degli Atti. Il testo è stato paragonato ad una catechesi pasquale (cfr. 1Cor 15,1-11).

Il brano che abbiamo tra le mani si riferisce alla seconda e terza parte di questo testo conclusivo in cui si parla della missione affidata agli undici (15-18) e della presenza di Gesù glorificato con i suoi (19-20).

La festa di questa domenica è come sappiamo un aspetto della gloria del Risorto; in particolare l'Ascensione è il momento in cui Gesù pone fine alle sue apparizioni e la Chiesa celebra in modo definitivo la sua gloria presso il Padre, non solo come Figlio di Dio, ma anche come uomo.

15 (Gesù apparve agli Undici) e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura.

In questo versetto è importante notare che non viene utilizzato il titolo di apostoli e che il mandato mission è universale: in tutto il mondo e ogni creatura; il contenuto dell'annuncio è il vangelo, ma in questo contesto non si può far riferimento all'idea di vangelo propria di Marco, bensì ad altri testi neotestamentari (Col 1,23; cfr. Gdt 9,12). Il versetto precedente riprendeva il tema dell'incredulità degli undici circa la resurrezione di Gesù, ora invece l'incarico di predicare sembra indicare che essi sono finalmente credenti.

16 Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.

La reazione all'annuncio, fede o incredulità, con i corrispettivi salvezza e condanna richiama Gv 3,18, mentre per il riferimento al battesimo cfr. Tit 3,5 e 1Pt 3,21, ma la prospettiva è escatologica, riguarda cioè il giudizio finale.

17 Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18 prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

L'annuncio è accompagnata da segni; che a differenza di Mc 8,11s hanno un significato positivo in quanto sono una conferma divina per coloro che già credono e mettono in luce il potere divino di Cristo.

Sono gli stessi segni di cui parla il libro degli Atti (cfr. nell'ordine At 16,16-16; 2,1-11; 28,3-6; 3,1-10; 9,31-35), segno che il testo è una composizione successiva al vangelo e risente di altri testi N.T.

Il Risorto aggiunge che tali segno avverranno nel suo nome, ulteriore indicazione del potere riconosciuto a Gesù glorificato.

19 Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

L'ascensione di Gesù è narrata come nel libro degli Atti (1,9 e Lc 24,51) ha sullo sfondo l'immagine biblica del mondo e un riferimento alla salita al cielo di Elia (2Re 2,11; 1Mac 2,58). A Gesù viene attribuito il titolo di Kyrios; l'espressione Signore Gesù, nei vangeli è presente solo qui (ma è tipica di san Paolo e degli Atti); anche l'indicazione sedette alla destra di Dio (con riferimento al Sal 110,1), si tratta di un modo di descrivere gli eventi che fa supporre che l'autore si sia riferito ad un testo in uso nella prima comunità per professare la fede nella glorificazione e intronizzazione del Risorto.

Con la professione di fede nell'ascensione al cielo la prima comunità, così come noi credenti di oggi, ricorda e celebra la glorificazione di Gesù Cristo, uomo e Dio, presso il Padre, e il termine delle apparizioni del Risorto ai suoi. Da ora in poi sarà la Scrittura e la testimonianza dei cristiani a rendere presente Cristo sulla terra.

20 Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Anche questa conclusione (che ha dei collegamenti con un testo di Giustino) induce a pensare che sia stata scritta dopo un certo periodo di predicazione della prima comunità che ha constato la presenza e l'aiuto del Signore Risorto.

Marco non ricorda esplicitamente il dono dello Spirito, ma è evidente che la testimonianza dei credenti e la perenne presenza del Risorto sono il frutto dell'effusione dello Spirito Santo, che celebreremo solennemente la prossima domenica a conclusione del ciclo celebrativo pasquale.

Meditiamo

1) Leggiamo in sinossi i passi sull'ascensione di Gesù al cielo per notare le diverse prospettive con cui l'evento è considerato.

2) L'ascensione di Gesù e la vita del credente (cfr. Ef 2,1-6; Col 3,1-4 e Salmi 8; 10; 18,2-7; 23; 67).

3) Confronta i seguenti brani: Vangelo di Marco (16,15-20), Vangelo di Matteo (28, 16-20), Vangelo di Giovanni (20,11-18.30-31), Vangelo di Luca (24, 36.44-53), Atti degli Apostoli (1,3-11), Lettera agli Efesini (4,7-10),

Preghiamo

Colletta

Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre, per il mistero che celebra in questa liturgia di lode, poiché nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere Cristo, nostro capo, nella gloria. Egli è Dio...