Omelia (08-11-2009) |
Monastero Domenicano Matris Domini |
Commento su Marco 12, 38-44 Lectio Contesto Gesù si trova a Gerusalemme e dopo il racconto del suo ingresso trionfale in città, gli evangelisti riportano discorsi, controversie e avvenimenti che precedono gli eventi della sua passione. Marco colloca appena prima del discorso escatologico il testo proposto per questa domenica, chiaramente diviso in due parti: una condanna dell'atteggiamento ipocrita degli scribi e l'esempio di generosità e fede profonda offerto da una povera vedova. 38. Gesù diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39. avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa». Gesù si trova nel tempio (come indicato al v. 35) e insegna; i vv. 38-40 sono la conclusione di questo insegnamento che si compone di alcune controversie ed altri elementi. Si tratta di materiale che il redattore ha raccolto e sistemato in modo indipendente (cfr. i testi paralleli di Mt e Lc), ma che corrisponde all'insegnamento autentico di Gesù. Per quanto riguarda questi tre versetti, se in un primo momento sembra che Gesù voglia mettere in guardia i suoi ascoltatori, poi la menzione del giudizio fa pensare ad un rimprovero rivolto direttamente agli scribi. La condanna è rivolta agli scribi, in quanto ostentano atteggiamenti religiosi che non sono autentici, guardano più all'esteriorità che al contenuto; il loro atteggiamento ipocrita è in chiaro contrasto con quello della vedova citata nei vv. successivi. Questi rimproveri sono stati inseriti qui sfruttando l'aggancio al termine scribi che ricorre anche nel v. 35. E' evidente il tono polemico del testo che riflette la situazione della prima comunità giudeo-cristiana, già chiaramente separata dal giudaismo ufficiale. 41. Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Nel tempio si trovava la stanza del tesoro e per chi voleva fare offerte anche delle apposite cassette per le offerte; accanto a ciascuna di queste un sacerdote le riceveva. Ciò avveniva in pubblico e quindi un osservatore poteva farsi un'idea di quanto ciascuno offriva. L'offerta della vedova è veramente misera poiché consiste in due monetine (lepton le monete di rame dal valore più basso). Marco si premura di tradurre per i suoi ascoltatori romani il oro infimo valore in termini per loro comprensibili (un soldo). Il testo ha lo stile diretto di Marco, ma alcuni hanno ipotizzato che non si tratti di un fatto realmente accaduto, quanto di una specie di parabola. Anche qui l'aggancio al testo precedente è dovuto ad una parola comune (vedova). 43. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere». L'inizio del v. 43 è solenne: Gesù chiama i discepoli, ciò indica che siamo di fronte ad un insegnamento diretto ed inizia con la formula in verità che indica la capacità di Gesù di valutare il valore del comportamento delle persone. Già il giudaismo sosteneva che il valore dell'offerta (che deve essere proporzionata ai beni che ciascuno possiede) non era dato dall'entità materiale, ma qui Gesù sottolinea la grande generosità di questa donna, che se pur povera, non esita a dare tutto quanto aveva per vivere. Possiamo vedere in questa donna uno degli anawin (poveri) di cui parlavano le beatitudini di Mt 5,3, il testo della domenica precedente. Il suo atteggiamento interiore, al contrario degli scribi citati poco sopra, è animato da una grande fede e da un autentico spirito di sacrifico. Inoltre vi possiamo vedere un invito, rivolto da Marco alle sue comunità, a non disprezzare i poveri presenti in esse: la stima che i poveri godono presso Dio deve stimolare la comunità non solo ad imitare l'esempio della povera vedova, ama anche ad assistere coloro che come questa sono rimasti soli. (J. Gnilka). Anche la prima lettura di questa domenica tratta da 1Re 17,10-16, ci presenta una vedova povera, ma disponibile ad aiutare il profeta nella sua situazione di bisogno. Per la meditazione 1) I nostri atteggiamenti religiosi sono autentici e sinceri? 2) Cosa possiamo imparare dalla vedova indicata da Gesù nel testo evangelico, oltre la generosità e la fede sincera? 3) Come guardiamo ai poveri che incontriamo nel quotidiano? Per la preghiera Salmo Responsoriale (Salmo 145) Loda il Signore, anima mia. Il Signore rimane fedele per sempre rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri. Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri. Egli sostiene l'orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. Colletta Dio grande e misericordioso, allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito, possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo... Oppure: O Dio, Padre degli orfani e delle vedove, rifugio agli stranieri, giustizia agli oppressi, sostieni la speranza del povero che confida nel tuo amore, perché mai venga a mancare la libertà e il pane che tu provvedi, e tutti impariamo a donare sull'esempio di colui che ha donato se stesso, Gesù Cristo nostro Signore. Egli è Dio... |