Omelia (13-12-2009) |
Monastero Domenicano Matris Domini |
Commento su Luca 3,10-18 Lectio Contesto In continuità con il testo evangelico della II domenica per la terza tappa dell'Avvento la liturgia ci propone il contenuto della predicazione di Giovanni Battista, in particolare alcune indicazioni proprie di Luca (vv. 10-14). Nella seconda parte della pericope abbiamo invece la dichiarazione del Precursore riguardo il suo compito e il battesimo che egli amministra e un riferimento a Colui che egli annuncia (vv. 15-17). L'eliminazione dei vv. 7-9 fa emergere la figura di Giovanni con un profilo specifico riaffermato al v. 18 con cui si chiude il vangelo odierno, un profilo profetico con caratteristiche molto in sintonia con la predicazione cristiana. Il messaggio di questa terza domenica intonato alla gioia (Sof 3,14-18; Fil 4,4-7) risuona anche nel testo di Luca in cui Giovanni annuncia la buona notizia (v. 18). 10. Le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Luca riporta il contenuto della predicazione di Giovanni in linea con gli altri sinottici, ma aggiunge una parte propria (vv. 10-14) che costituisce la prima parte del testo odierno (i vv. 7-9 non vengono proposti). La domanda del v. 10 segue l'esortazione del v. 8, dove Giovanni aveva la folla giunta per il battesimo a fare frutti degni di conversione; tale domanda: «Che cosa dobbiamo fare?»è molto simile a quella che ritroviamo negli Atti dopo la predicazione degli apostoli (vedi At 2,37; 16,30; 22,10), forse derivante dalle formule battesimali della comunità del tempo di Luca. Essa ha un carattere generale ed introduce una terna che ha un andamento simile a Lc 9,57-62 dove si parla della sequela di Gesù. Ciò fa pensare ad un testo composto dal redattore, ma aderente al contenuto della predicazione di Giovanni che l'evangelista giudica utile anche per i suoi lettori. 11. Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». La risposta di Giovanni, anch'essa generale, indica nell'amore del prossimo il principio base della sua proposta etica. Il consiglio del resto è in linea con diversi passi profetici e sapienziali che riconoscono il valore espiatorio delle buone opere (cfr. Is 58,7; Mi 6,8; Prov 16,6; Sir 35,3). Le indicazioni tengono conto della situazione concreta; le persone giunte presso di lui vengono da lontano e dunque si devono preoccupare del cibo e del pernottamento (il mantello serviva da coperta per la notte: cfr. Mt 5,40; Es 22,25). 12. Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13. Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14. Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Nei seguenti tre versetti appaiono due particolari categorie, notoriamente connotate da un giudizio negativo, a cui Giovanni dà indicazioni concrete, vicine alla loro situazione di vita. Essi sono invitati a non approfittare della loro attività e a comportarsi onestamente. La conversione non consiste quindi in atteggiamenti lontani dalla vita quotidiana e non riguarda solo alcune categorie di persone, poiché è il cuore che deve convertirsi/cambiare. Il frutto della conversione è indicato nella solidarietà, in una vita più umana e giusta: è il bisogno del prossimo a guidare il comportamento. Come si vede la predicazione di Giovanni è molto simile a quella di Gesù e presenta temi spesso ripresi in Luca, come la povertà; ciò non toglie la fondamentale fedeltà dell'evangelista al carattere proprio della predicazione del Precursore, di cui lo storico Giuseppe Flavio ha lasciato scritto nelle sue Antichità Giudaiche: "Era un uomo buono, e diceva ai Giudei di esercitare la virtù, così come la giustizia gli uni nei confronti degli altri e la devozione verso Dio, e poi di venire al battesimo". 15. Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, La seconda parte della pericope affronta un tema nuovo, ma legato all'identità di Giovanni e alla sua attività. Luca riporta esplicitamente (come Giovanni 1,19-28) in questo versetto redazionale l'opinione diffusa secondo cui Giovanni era il Messia atteso, elemento che non compare negli altri testi sinottici. Il nostro evangelista sembra conoscere l'esistenza di gruppi di discepoli del Battista (vedi At 18,25; 19,1-3). Nei due versetti seguenti viene fornita dallo stesso Giovanni una risposta a tale supposizione. Interessante notare che dal termine folla dei versetti precedenti si è passati all'utilizzo del termine popolo, che nel terzo vangelo indica solitamente persone ben disposte (cfr. il testo della crocifissione e At 13,25). 16. Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. La risposta di Giovanni è rivolta a tutti, dice l'evangelista, forse per sottolineare la portata delle sue affermazioni riguardo al Messia. E' evidente che non tutti gli Israeliti sono andati a farsi battezzare da lui; del resto la parola pas (tutto) è molto usata da Luca. L'affermazione di Giovanni è comune ai sinottici e attesta la sua autenticità. Luca combina la formulazione di Marco, con altri dati (la fonte Q) che ha in comune con Matteo, ma con un piccolo accorgimento grammaticale fa apparire il suo battesimo come introduttivo a quello del Cristo. Giovanni battezza con acqua; ma l'altro battesimo sarà in Spirito santo e fuoco. I due riti si pongono su livelli differenti, non in contrapposizione. Il detto aveva in origine un forte carattere escatologico: l'espressione relativa a colui che è più forte si riferisce ad un essere celeste, anche Dio stesso (cfr. Dt 10,17; 2Mac 1,24; Ap 18,8); Giovanni sottolinea la sua inferiorità di fronte a lui. Inoltre Luca elimina le parole "dietro a me" presenti in Mt 3,11 per evitare che si pensi a Gesù come a un discepolo di Giovanni. Anche il battesimo in Spirito e fuoco ha un riferimento al giudizio escatologico (che già avevamo visto per il rito del battesimo amministrato da Giovanni) con riferimento ad Ez 36,25ss. Molto presto però questo testo è stato cristianizzato: per Luca il più forte è Gesù Cristo e il riferimento al fuoco, più che all'escathon è riferito alla Pentecoste. E' interessante notare che questa espressione è ripresa dall'evangelista nel testo degli Atti (1,5 e 11,16) e attribuita a Gesù stesso. Anche per il battesimo Giovanni è quindi il suo precursore. 17. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Il v. 17, proveniente dalla fonte Q, con un'immagine molto vivace ricorda che bisogna produrre buon frutto per non essere scartati come la paglia nel giorno del giudizio. 18. Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo. Un versetto redazionale conclude e riassume la predicazione di Giovanni (presentata ai vv. 7-17) definendola annuncio di una buona notizia, evangelizzazione, anche se a questo termine non possiamo attribuire il valore forte che in Luca assume in altri contesti, come 1,19 e 2,10. Per l'evangelista però il Precursore ha portato un messaggio di salvezza, direttamente orientato a Gesù Cristo; per questo le sue parole sono sempre attuali, anche per i cristiani a cui è indirizzato il suo vangelo. Quella di Giovanni è una buona catechesi battesimale che mette in luce la serietà della conversione da tradursi in impegni concreti, nonché la novità del battesimo nel nome di Gesù. Meditiamo 1) Leggere in sinossi con Mt 3,1-12 e Mc 1,7-8 il testo per cogliere la prospettiva propria di Luca 3,15-17 . 2) Come declinare nel nostro quotidiano l'invito di Giovanni ad una vita convertita ossia giusta, onesta, solidale? Preghiamo Salmo Responsoriale (Is 12,2-6) Canta ed esulta, perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele. Ecco, Dio è la mia salvezza; io avrò fiducia, non avrò timore, perché mia forza e mio canto è il Signore; egli è stato la mia salvezza. Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza. Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere, fate ricordare che il suo nome è sublime. Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse, le conosca tutta la terra. Canta ed esulta, tu che abiti in Sion, perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele. Colletta Guarda, o Padre, il tuo popolo che attende con fede il Natale del Signore, e fa' che giunga a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo... Oppure: O Dio, fonte della vita e della gioia, rinnovaci con la potenza del tuo Spirito, perché corriamo sulla via dei tuoi comandamenti, e portiamo a tutti gli uomini il lieto annunzio del Salvatore, Gesù Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te... |