Omelia (23-04-2003)
Paolo Curtaz
Commento Luca 24,13-35

I discepoli di Emmaus sono amareggiati, chiusi nel dolore, storditi: non si accorgono neppure che Gesù li accompagna nel loro cammino. Ne conosco molti di cristiani così: fermi al venerdì santo, devoti alla croce, ma incapaci di accogliere la gioia debordante della Pasqua. Intendiamoci: è straordinaria la nostra devozione verso il dolore condiviso da Dio nel crocifisso, è emozionante fissare lo sguardo sull'uomo che pende dalla croce. Ma se lì si ferma la nostra fede, siamo degli illusi, se Gesù non è risorto, non è che uno dei tanti personaggi della storia che non è riuscito a cambiare un bel niente. E' molto più difficile condividere la sofferenza che la gioia, e Gesù lo sa. Cleopa e il compagno sono quasi scocciati dallo sconosciuto ospite: non si vede a sufficienza la loro sofferenza? Da dove viene questo straniero? Gesù li ascolta parlare della propria crocifissione; lui è già oltre, altrove. Amico che soffri, non vedi che il Signore ti cammina accanto? Non riesci ad alzare lo sguardo e riconoscerlo? Non c'è che un modo per uscire dal dolore: non amarlo. E Gesù lo sa: li scuote, questi discepoli assonnati e stanchi, li schiaffeggia con la Parola, li rimprovera: dov'è la loro fede? Non bisognava che accadesse tutto questo? Non hanno mai letto le Scritture? No, sono troppo di malumore per ricordarsi delle parole del Rabbì e dei profeti...
La locanda, l'invito a restare: quello straniero ha detto cose sacrosante, il cuore si è scaldato, hanno visto uno spiraglio e lo invitano a cena. E l'ospite si ferma e compie un gesto semplice, banale, visto fare mille volte dal Signore Gesù: spezza il pane e scompare. E i due capiscono, vedono ciò che l'attaccamento al loro dolore aveva loro impedito di vedere: Gesù è davvero risorto! Corrono, questa volta, tornano indietro, dagli apostoli, raccontano, gioiscono, si capacitano di ciò che davvero è successo.

Tu sei vivo in mezzo a noi, Signore, e ci sveli il senso delle Scritture e spezzi il pane per noi perché possiamo riconoscerti. A te onore e gloria, Signore Gesù vivente nei secoli!