Omelia (24-04-2003) |
Paolo Curtaz |
Commento Luca 24,35-48 Tre sono gli aspetti che vengono coinvolti dalla venuta del Signore risorto: uno intellettuale ("aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture"), uno affettivo ("per la grande gioia") e uno operativo ("Di questo voi siete miei testimoni"). Sono tre aspetti essenziali della fede, perché Gesù non resti un "fantasma", qualcuno di evanescente, ma diventi, per ciascuno di noi, un commensale, un compagno di viaggio. L'aspetto intellettuale anzitutto: nel nostro mondo iper-specializzato, in cui sono necessari vent'anni di studio per ottenere una qualifica, lasciamo la fede nel mondo dell'approssimativo e dell'infantile. Quante cene ho passato discutendo con adulti che mi parlavano di fede con tre cognizioni imparate al catechismo delle elementari! Quanti sensi di inferiorità ho visto in cristiani incapaci di rendere conto della speranza che è in loro! Il Signore ci apre la mente all'intelligenza delle Scritture: dedichiamo tempo a leggere e capire la Parola, a renderla viva nella nostra vita. Questa lettera d'amore che è la Bibbia troppo spesso giace impolverata nel fondo dei ripiani delle nostre librerie! Abbiamo il coraggio dell'ascolto, del capire, come i discepoli di Emmaus che in quel crepuscolo ricevettero da Cristo stesso la spiegazione delle Scritture. Un secondo aspetto viene coinvolto dalla presenza del Cristo: quello affettivo; i discepoli provano una grande gioia, quasi un turbamento, nel vedere il Signore. Ne stiamo parlando molto in questi giorni: la fede non può rimanere su di un piano di adesione esteriore ("conosco" la fede) ma deve necessariamente coinvolgere il nostro cuore, i nostri affetti. Finché non saremo conquistati dalla bellezza e dalla gioia che scaturisce dalla presenza del Cristo, non potremo veramente dirci cristiani. Infine l'aspetto della testimonianza, della concretezza, del contagio: la fede diventa testimonianza. Attenti: niente crociate con il crocifisso in mano, per carità, ma la capacità di rendere ragione del nostro comportamento. Il Signore è venuto per portarci la pace interiore, il perdono che è la profonda riconciliazione con noi stessi e con gli altri. Lasciamoci raggiungere senza paura: il Signore ancora oggi ci ripete: "sono proprio io!" Tu sei vivo in mezzo a noi, Signore, e ci doni la pace perché anche noi la portiamo al mondo. A te onore e gloria, Signore Gesù vivente nei secoli! |