Omelia (25-04-2003) |
Paolo Curtaz |
Commento Giovanni 21,1-14 La Parola di oggi parte da una delle scene più sconfortanti dell'intero Vangelo: Pietro che torna a pescare, seguito da alcuni degli apostoli. "Torno a pescare": l'ultima volta era accaduto tre anni prima, sullo stesso lago, vicino a casa sua, a Cafarnao. Era stata una pesca che aveva cambiato la sua vita. Ma ora è tutto finito: il Rabbì è morto, tutto chiuso, fine della bella avventura. Come in Tommaso, anche in questa scena vediamo stanchezza e fragilità, disillusione e rabbia. Ancora una volta ci ritroviamo nello sconforto degli apostoli che hanno creduto senza risultato, che hanno misurato la propria piccolezza sotto la croce. E lì, all'ombra del loro fallimento, Gesù li aspetta. Di nuovo alla fine di una notte inutile e infruttuosa, proprio alla fine, Gesù li aspetta. E li provoca: riprendete il largo. Immaginiamo solo il silenzio degli apostoli, la tensione che cresce: parole già sentite tanti anni prima. Accade, accade nuovamente: la rete è piena di pesci, si rompe, si fatica a tirarla a bordo. Allora lo riconoscono, e gridano il loro stupore: "è il Signore!": Pietro si tuffa', arrivano a riva e Giovanni annota: sapevamo che era lui, ma nessuno aveva il coraggio di chiederglielo. Infine il dialogo – splendido – tra Gesù e il "suo" Pietro; tre volte aveva negato di conoscerlo, tre volte è chiamato a guardarsi dentro. La traduzione italiana non rende giustizia al fine greco di Giovanni: Gesù all'inizio chiede amore e da Pietro riceve un "ti voglio bene". Pietro ora sa il suo limite, lo ha misurato. E l'ultima volta Gesù accetta, con un sorriso, questo bene. Sì: ora Pietro è pronto a seguirlo, ora Pietro potrà accompagnare i fratelli perché mai più si sentirà diverso o superiore. Una guida così serviva alla prima comunità: una persona cosciente dei propri limiti per poter accogliere e sostenere quelli dei propri compagni di viaggio. Tu sei vivo in mezzo a noi, Signore, e ci aspetti quando il fallimento ci rattrista, e ci riempi di speranza. A te onore e gloria, Signore Gesù vivente nei secoli! |