Omelia (28-05-2011) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commeto su Atti 16,6-8 Attraversarono quindi la Frigia e la regione della Galazia, poiché lo Spirito Santo aveva impedito loro di proclamare la Parola nella provincia di Asia. Giunti verso la Misia, cercavano di passare in Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; così, lasciata da parte la Misia, scesero a Troade. Atti 16,6-8 Come vivere questa Parola? In questo tratto degli Atti vediamo che Paolo, accompagnato da Sila, procede nel suo viaggio che ha per unico intento l'annuncio del Regno di Dio. È interessante scorgere nel racconto la personalità forte di Paolo che, giustamente, ha un suo programma nell'andare. Egli però è un "inviato" e così chi lo accompagna. Però colui che invia, il Signore, ha tutto il diritto di scombinare i piani, di additare nuovi e imprevisti percorsi e Paolo lascia che i suoi progetti vengano continuamente modificati o addirittura cambiati o soppressi come quello che riguarda la provincia d'Asia. L'insegnamento è di un'eloquenza efficace anche per noi, oggi. Figli del progresso tecnologico, provvisti di programmatori elettronici, siamo giustamente spronati a non operare a casaccio. Il nostro è un agire, in genere, programmato. Ed è cosa buona. Purché rimanga sostanzialmente nelle mani di colui che ha un suo progetto-volontà di bene per tutti, anche se, a volte, avvolto nel mistero. Ecco è qui che ci sentiamo interpellati dalla Parola, oggi. Un difetto che spesso compromette il nostro essere uomini (prima che cristiani) è la rigidezza. Si è programmato così, bisogna fare così. Il Signore ci unisca a sé, ci prenda nel suo cuore perché siamo flessibili, in ascolto del progetto-volontà del Signore, certamente più benefico di ogni nostro progetto. Afferrami, Gesù. Rendimi attento come te al volere del Padre. Che io non sia il padrone dei miei progetti, ma i lieto esecutore dei tuoi. La voce di un santo monaco ortodosso Come il ferro si abbandona all'incudine così io affido la mia volontà a Dio. S. Serafino di Sarof |