Omelia (08-05-2003)
Paolo Curtaz
Commento Giovanni 6,44-51

Gesù afferma che nessuno può raggiungerlo se non è attirato dal Padre. Già: non possiamo avvicinarci al mondo della fede senza esserne attirati dal Padre. E' sua l'iniziativa, è Dio che ha piantato nel nostro cuore la nostalgia della sua presenza, l'ansia della pienezza. Spesse volte la fede viene "orizzontalizzata": è nostra iniziativa, nostro sforzo, nostro merito. Ascolto la Parola, mi metto a pregare, frequento la Messa, ma sono io a condurre il gioco. Eppure, chi fa l'esperienza di Dio ha chiarissima l'impressione che più ci si avvicina alla verità e più i giochi si ribaltano: è Dio a condurre la mia vita e la stessa fede che ho nel cuore e che cresce; non è il risultato di uno sforzo ma di un abbandono, di una fiducia che si allarga. La fede, che è anzitutto adesione, coinvolgimento, non è allora un sottile ragionamento che conduco fino a convincermi, ma un allentare le resistenze perché mi fido. Una delle cose che non reggo più molto è quando qualcuno, sapendo che sono prete, mi sfida a tenzone dialettica: tu, prete portatore di una arcaica ideologia, ti sfido a dimostrare l'indimostrabile in nome della modernità (o, per i raffinatissimi, della post-modernità). No, scusate, volentieri condivido, parlo, ascolto, ma discutere basta. Per un semplice fatto: la fede non è cognizione, ma incontro. E' la stessa differenza che passa tra disquisire sull'amore senza essersi mai innamorati e parlarne nel mezzo di una storia travolgente! Così, Agostino, parla di questo essere attirati con parole dense di poesia: "Ci hai fatto per te, Signore, e il nostro cuore è senza riposo finché non dimora in Te". Gesù mette le carte in tavola: questa conoscenza, questo incontro, è per sempre, è eterno, là dove l'eternità non è una noiosa giornata senza fine, ma uno stato di vita finalmente vissuto in pienezza. Eternità iniziata il giorno della nostra nascita e che cresce (ma cresce?) fino alla nuova dimensione dopo la morte.

Tu ci hai fatto per te, Signore, e il nostro cuore è senza riposo finché non riposa in te.