Omelia (02-06-2011) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Giovanni 16,18 Non comprendiamo quello che vuol dire. Gv 16,18 Come vivere questa Parola? "Non comprendiamo quello che vuol dire", commentano gli apostoli alle parole di Gesù. Eppure erano stati con lui per ben tre anni, lo aveva sentito predicare, ne avevano ricevuto le confidenze, ne avevano condiviso le fatiche seguendolo nei suoi spostamenti. Ed ora, nel momento supremo della sua donazione, tra l'altro più volte annunciato, rimangono come frastornati, incapaci di capire. È l'inevitabile cammino della fede. Un procedere tra sprazzi di luce in cui ci sembra quasi di toccare il mistero e prolungati silenzi di Dio che fanno precipitare nell'ombra della non comprensione. Ore da cui sfuggiremmo volentieri, e che invece sono quanto mai salutari per il progredire in una fede autentica, scevra da illusioni semplicistiche che la fanno fatalmente scivolare a livello di un ovattato e intimistico rifugio. Non è possibile scavalcare la croce per approdare immediatamente alla resurrezione. Il Cristo di cui ci dichiariamo seguaci è il Crocifisso il cui sangue continua scandalosamente a irrorare la storia. Certo: è anche il Risorto che illumina la storia. Ma i due aspetti non sono scindibili. Aderire a lui è accoglierlo nella totalità del suo mistero, è sostare dinanzi a una croce di cui fatichiamo a cogliere il senso, soprattutto quando entra brutalmente nella nostra vita. Accoglierlo anche quando al labbro ci sale prepotente la domanda: perché? Solo dopo aver superato questo scoglio saremo in grado di capire la resurrezione nel suo più autentico significato di liberazione e di pienezza. Sosterò, quest'oggi, dinanzi al Crocifisso, e non solo quello che contemplo nel silenzio della chiesa, ma quel Crocifisso, molto più scomodo, che geme nelle membra dei miei fratelli. Ne accetterò lo scandalo, nella piena e umile consapevolezza che la mia creaturalità non mi permette di capire tutto. Adoro, Signore, il mistero adorabile della tua croce inscindibile dalla tua resurrezione, senza pretendere di costringerlo nelle mie limitate categorie umane. La voce di uno scrittore brasiliano Fatti animo con la speranza che, dopo la notte del dolore, viene un nuovo giorno che ha sapore di risurrezione. Sérgio Jeremias de Souza |