Omelia (12-05-2011) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
La tua salvezza è per tutti i popoli… Il Signore, per voce dell'angelo, chiede a Filippo, lo leggiamo nella prima lettura, di incamminarsi per una strada deserta. Il vero servo si alza con decisione, senza domandarsi il perché di ciò che Dio vuole. Noi non siamo chiamati a percorrere terreni ameni nei quali trovare ristoro nel corpo e nello spirito per godere individualmente dei doni del Signore, ma piuttosto a donarci con sollecitudine per gioire insieme lavorando una messe copiosa. Necessita guardiani che veglino notte e giorno, braccia operose che con vigore rimuovano la terra resa fertile perché porti frutto, cuori retti che amino in modo libero e universale tutti coloro che sono impegnati nello stesso lavoro, per attirare anime alla sorgente di vita che non ci lascerà mai nella siccità. Nel deserto nel quale si ascolta con pace e attesa la voce del Signore, si incontrano cuori aridi e assetati, pronti a ricevere l'acqua, dono gratuito, che può essere versata di cuore in cuore, rimanendo pura perché dono divino... E così l'etìope assetato riceve l'acqua della Parola che squarcia le tenebre e chiede per l'anima lo Spirito che rende veri figli di Dio e della Chiesa. "Ecco qui c'è l'acqua; che cosa mi impedisce di esser battezzato?". "Irradia sulla tua Chiesa la gioia pasquale, o Signore; unisci alla tua vittoria i rinati nel battesimo". "Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno". E' difficile correre verso il Padre quando la nostra fragile umanità cade nel torpore e pur udendo non sente, pur guardando non vede. Lo Spirito che è in noi, però, alimenta la sete di pienezza, ci spinge poco a poco a lasciarci ammaestrare docilmente per colmare, senza pretendere di "risorgere" con le nostre sole forze, il desiderio di Dio. Siamo chiamati a godere "in movimento": esiste una sola fermata per tutto il nostro essere che tace quando si ricongiunge al Padre nella vita eterna e con lui può dire: tutto è compiuto. Il pane di vita consumato con fede nelle oasi salutari, visitate lungo il cammino, è nutrimento per le cellule spirituali che sprigionano la loro energia nel corso e al culmine della nostra esistenza, nell'incontro con la Verità che si impara ad amare in piccole dosi, ogni giorno riconoscendo la volontà di Dio, nella preghiera e nell'umiltà del nostro essere... |