Omelia (12-05-2003) |
Paolo Curtaz |
Commento Giovanni 10,1-10 Chi o che cosa è pastore della mia vita? Chi la conduce e dove mi conduce? Non scherziamo su questo – please – si tratta della nostra felicità! Subito, credo, viene da rispondere: "io non ho pastori, me la cavo da solo, sono libero e adulto..." Andiamo! Pastore può essere la mia carriera professionale, il giudizio degli altri, i miei appetiti, i miei sentimenti... se guardiamo bene scopriamo che dietro ogni nostra azione esiste qualcosa o qualcuno che ci ispira. Spesso, troppo spesso, siamo condotti dai bisogni suscitati dal mercato: cerco di apparire più piacevole, di essere più alla moda, di farmi accettare. E' normale, in parte giusto. Ma ai discepoli, a coloro che sulla loro strada hanno incontrato il Risorto, a coloro che hanno superato la tristezza (ricordate? La gioia cristiana è una tristezza superata!), il Signore chiede di non seguire i falsi profeti, di saper distinguere le voci suadenti di chi la felicità la vende, di chi ti chiede adesione ad un sogno improbabile da chi la vita vera – in abbondanza – te la dona. Scherzo con i miei giovani: viviamo in un mondo in cui per essere felici basta poco, e sembra che tutti ne conoscano la via: bellezza, fisicità, intelligenza, salute, lavoro, soldi, tanti soldi. Pensate che c'è gente che addirittura ci crede! Gente che passa la vita a dire che la ragione della propria infelicità è di non essere sufficientemente magro o alto o modesto nei guadagni. Sicuri? Gesù pretende di proporre una vita vera, di essere la porta attraverso cui passare per raggiungere la felicità vera. Vi annuncio solennemente: io ho scelto. Voglio che sia solo il Maestro, che mi conosce per nome e di cui ormai riconosco la voce, a guidarmi nelle strade della vita. Tu sei nostro Pastore, Signore, tu solo puoi colmare la nostra sete di felicità e noi seguiamo la tua voce, le tue Parole: lode a te, Signore Risorto! |