Omelia (16-05-2003)
Paolo Curtaz
Commento Giovanni 14,1-6

Sì, amici: bisogna avere fede, lasciar perdere la paura, i dubbi, fidarci di lui perché ci conduce nel Regno del Padre. Insomma, il Signore ci invita ad alzare lo sguardo sull'immortalità, a tirare giù i muri dell'indifferenza. Non si parla più molto dell'immortalità: forse per mancanza di termini adatti all'uomo d'oggi, forse per paura di scivolare nella retorica, forse perché avere troppo insistito su questo tema ha provocato, nel passato, non pochi allontanamenti dalla realtà terrena... Non possiamo però scavalcare a pié pari questo nodo centrale della nostra fede. Siamo immortali, tout-court, e la nostra vita è un cammino di pienezza in pienezza, un addestramento ad accogliere, se lo desideriamo, la totalità di Dio. Il Regno è già in mezzo a noi, come esorta Gesù, ma esiste una dimensione di pienezza del Regno che oltrepassa di molto il nostro desiderio e la nostra conoscenza. Avere fede significa credere che esiste un destino di bene per ciascuno di noi, che esiste un'eternità (che è un modo d'essere, non un noioso tempo infinito!) dopo questa vita. La vita eterna è già iniziata e la nostra morte non farà che segnare un'evoluzione di questo nostro esistere! Gesù si presenta come la "via, la verità, la vita". E' di nuovo il tema del Pastore che torna: Gesù pretende di essere la risposta ai bisogni e alle attese degli uomini, e di essere la strada che conduce alla verità, anzi di essere lui la verità. Un'affermazione forte, sconvolgente, inquietante. E' davvero così? Nella mia quotidianità di cristiano, è davvero lui la via? E' davvero lui colui che seguo, a cui mi rivolgo? Una pagina, come vedete, che ci invita ad approfondire la nostra fede, a prendere sul serio il nostro cammino. Solo così potremo arrivare alla gioia della Pasqua, all'atteggiamento interiore che ci porta alla pienezza e alla felicità di vita. Che il Signore ci conceda davvero di credere in Lui!

Tu sei la strada che ci porta alla verità, che ci dona vita. Lode a te, Signore Gesù!