Omelia (17-05-2003)
Paolo Curtaz
Commento Giovanni 14,7-14

Io non credo in Dio, credo nel Dio di Gesù Cristo. Tutti ci facciamo una certa idea di Dio: per credergli o per rifiutarlo e – mediamente – sento dire di Dio delle cose veramente orribili. Mi spiace veramente che così tanta gente abbia una così brutta immagine di Dio e sono convinto (e questi anni di ministero me lo confermano) che molte persone che si credono cristiani, in realtà non si sono neanche mai posti il problema dell'identità di Dio. Tutta la nostra vita è una conversione dal Dio che c'è nella nostra testa al Dio di Gesù Cristo!
Il Dio che Gesù racconta, è il Dio che, stanco di essere frainteso, si fa uomo, corpo, sguardo. Un Dio che suda e impara, si stanca e ride, fa festa e lutto, lavora e gioisce della famiglia e dell'affetto dei suoi. Un Dio che si piega sull'umanità ferita, come un buon samaritano (Lc 10,33ss) versa sulle sue ferite l'olio della consolazione e il vino della speranza, che si prende in carico l'uomo dolorante e lo conduce alla locanda del regno. Un Dio che, come un padre (Lc 15), accetta che il figlio minore se ne vada di casa con i suoi soldi, rischiando di perderlo, purché egli faccia le sue scelte, che lo accoglie con rispetto, senza chiedere ragione della sua fallimentare esperienza e gli restituisce dignità, che fa festa ed esce a convincere il rancoroso fratello maggiore ad entrare con lui. Un Dio che si commuove alle lacrime (Gv 11), che ama l'amicizia e l'accoglienza, che sceglie di donarsi fino in fondo, che non ha paura del rischio, che vuole morire per sigillare le parole "ti amo" rivolte a ciascuno di noi, che piange di paura e chiede qualcuno che lo ascolti, che pende nudo da una croce. La croce svela la misura di un Dio sconfitto per amore, che preferisce morire per dire l'ultima parola. Gesù ci svela il volto di un Dio paziente, silenzioso, timido, rispettoso dell'uomo. Timido, perché egli è come la brezza del mattino (1Re 19) e rispetta (lui almeno!) la libertà dei suoi figli. Dio non ti allaccia le scarpe, né ti risolve i problemi: ti aiuta ad affrontarli, ti spiega che non è poi così fondamentale superarli, che la storia ha un tesoro nascosto che sei chiamato a scoprire. Gesù ci svela un Dio discretamente vittorioso nella resurrezione, che ha un piano per l'umanità, che ha un sogno, la Chiesa, i suoi discepoli, chiamati non a salvare il mondo, ma a vivere da salvati, costruendo quel regno che lui è venuto ad inaugurare, regno di giustizia e di pace, di amore e di luce, di sguardo verso l'altrove. Un Dio che viene là dove la sua comunità si raduna e si rende presente nell'amore che si scambiano i discepoli e nei Sacramenti. E noi, in quale Dio crediamo?

Donaci la conversione del cuore, Signore Gesù, per passare dal Dio che abbiamo nella testa al Dio che sei venuto ad annunciare!