Omelia (21-05-2003)
Paolo Curtaz
Commento Giovanni 15,1-8

Cos'è la Chiesa? Gesù non ha dubbi: i tralci innestati alla vite. Già: così banale da essere dimenticata. La Chiesa non è anzitutto organizzazione, gerarchia, dottrina. La Chiesa è la compagnia, il clan, il raduno di coloro che hanno incontrato Cristo e ne sono rimasti affascinati e coinvolti e innestati. Guardiamoci: siamo diversi, stupendamente diversi, per età, cultura, provenienza, convinzioni. Diversi al punto da sembrare lontani. Eppure una cosa ci unisce. Meglio: un qualcuno. Gesù di Nazareth. E, se è vero questo, le differenze diventano ricchezze, non divisioni, e il mio vicino diventa fratello nella fede. Se ci allontaniamo dal ceppo, allora le differenze diventano insanabili, motivo di disputa. Eppure, Gesù lo sa bene dopo l'esperienza, a tratti fallimentare, dei dodici: stare assieme è così difficile: gelosie, invidie, protagonismi, virate fuori rotta. Leggetevi i Vangeli: coloro che Gesù ha scelto per annunciare il suo Regno ne escono grottescamente litigiosi e tardi nel credere. Noi, invece, per noi pretendiamo la perfezione di un ambiente asettico e coerente. Che contraddizione! Pretendiamo per noi ciò che Cristo non ottenne dai suoi! Eppure questi dodici, dopo la potatura dolorosissima della croce, capiranno. Dopo l'incendio dello Spirito, passeranno la vita a raccontare di Lui, a celebrare Lui, ad aspettare Lui. La Chiesa non è la comunità dei perfetti, è la comunità dei riconciliati. Di quelli che, nella pesantezza dei propri limiti, hanno incontrato la misericordia infinita di Dio e perciò sanno cos'è il perdono e la misericordia. Non chiedete intransigente coerenza a un cristiano. Chiedetegli misericordia e capacità di perdonare, perché lui è perdonato. Se le nostre comunità vivessero in questa prospettiva!

Senza di te non siamo nulla, lontano dall'esperienza della comunità che tu hai voluto, diventiamo sterili. Pota ciò che non porta frutto, Signore e Maestro nostro!