Omelia (26-05-2003)
Paolo Curtaz
Commento Giovanni 15,26-16,4

Il Consolatore che il Padre ci manda, primo dono del Risorto ai credenti, ci aiuta a rendergli testimonianza anche di fronte alle persecuzioni. Probabilmente Giovanni, quando scrive il suo vangelo, ha di fronte una comunità che già sperimenta questa persecuzione e se è doloroso fuggire davanti all'incomprensione del potere civile, quanto più doloroso è stata la persecuzione da parte dei fratelli di fede ebraica che – come ammonisce Gesù – perseguitano i cristiani credendo di fare culto a Dio. E' stata una prova subita dalle prime comunità cristiane ma che – tragicamente – i cristiani hanno a loro volta fatto sostenere nel corso dei secoli, in periodi oscuri in cui il vangelo veniva piegato a logiche mondane e violente, inconcepibili per la nostra sensibilità. Un ammonimento, quello di Gesù e della storia, a non diventare da vittime carnefici e sia benedetto il nome di Dio per il monito chiaro e univoco dell'attuale papa che – fatta lezione dei peccati commessi nella storia dagli uomini di Chiesa – alza forte l'urlo contro chi vuole brandire Dio come una scusa contro i fratelli. Nessuna violenza, nessuna costrizione mai, per alcun motivo faranno piacere a Dio, questo è l'insegnamento, speriamo definitivamente compreso dal popolo cristiano fedele al proprio Maestro. E che l'umiltà e la vigilanza permettano alle nostre comunità di restare sempre dalla parte dei perseguitati e mai dalla parte dei persecutori...

Per tutti coloro che vengono uccisi nel tuo nome, Signore, ti chiediamo perdono. Donaci un cuore evangelico, donaci l'umiltà perché l'arroganza non abbia a far stornare il nostro passo dalla via del dialogo e della pace!