Omelia (27-05-2003) |
Paolo Curtaz |
Commento Giovanni 16,5-11 Sentiamo oramai vicini i giorni della Pentecoste, della memoria del dono del Consolatore, lo Spirito Santo. Lo Spirito, dono del Risorto, permetterà ai discepoli di continuare la missione di Gesù, rivelando il suo mistero ad ogni uomo. Il suo ruolo consisterà nel mettere in luce la giustizia del Signore e, quindi, il peccato di coloro che si rifiutano di accogliere il suo insegnamento. La sua opera sarà rivolta a sconfiggere il male che domina il mondo. Con la venuta dello Spirito nasce il tempo della Chiesa, della comunità, a noi ora di rendere testimonianza al Signore Gesù. L'atteggiamento di tristezza che prende il cuore dei discepoli – talora – l'atteggiamento infantile che contraddistingue la nostra fede: non preferiremmo forse la presenza del Signore Gesù in mezzo a noi? No, questo è il tempo che egli affida ai suoi discepoli perché – sostenuti dalla tenerezza del Consolatore – sappiamo annunciare e vivere di quell'amore che ha colmato i nostri cuori. La nostra tristezza è un fatto emotivo, la misura della nostra pochezza e della nostra fragilità: lasciamo piuttosto spazio a colui che ha il potere di far diventare fuoco la nostra vita. Vieni, o Consolatore, rendici tuoi testimoni per annunciare al mondo la giustizia del Signore Gesù! |