Omelia (05-06-2003)
Paolo Curtaz
Commento Giovanni 17,20-26

Il sogno di Gesù per i suoi discepoli è l'unione dei cuori, l'unità. Nella storia della Chiesa e nella concretezza della nostra vita parrocchiale, verifichiamo come questa unità per cui Gesù prega è difficile. Se, da una parte, l'unità è realizzata e diventa testimonianza (penso ad esempio alla gioia di girare il mondo e di trovare, a latitudini diverse, fratelli che credono nel medesimo vangelo), d'altra parte la fatica del nostro uomo vecchio si fa sentire, anche nelle nostre comunità. Unità non significa omologazione, né obbedienza alle direttive del partito, ma accettazione della diversità, uniti nell'unico vangelo. Ed è bello che nelle nostre comunità ci siano tante differenze perché, come ricordava magnificamente Papa Giovanni, la Chiesa è come la fontana del villaggio cui tutti si possono abbeverare. Sia davvero così: nella feconda diversità che ci contraddistingue, di stili, di carattere, nessuno imponga agli altri il proprio modo di vivere la fede, ma ci sia, sempre e al di sopra di tutto, l'amore che spinge all'unione dei cuori...

Lode a te, Signore: dona alla tua Chiesa e a noi di essere uniti per diventare credibili nell'annunciare il tuo vangelo, Dio benedetto nei secoli!