Omelia (06-06-2003) |
Paolo Curtaz |
Commento Giovanni 21,15-19 A conclusione del nostro tempo pasquale leggiamo oggi lo splendido incontro tra Pietro e Gesù. Il dialogo – conosciuto da molti – è straordinario e segna la definitiva amicizia tra Pietro e il suo Maestro. La lingua greca è piena di sottigliezze che la traduzione tradisce. In greco esistono tre modi per indicare l'amore: l'amore di attrazione, erotico, quello di amicizia e l'amore grande, quello ideale. Gesù le prime due volte chiede a Pietro: "Mi ami di amore grande?" e Pietro risponde "Ti amo di amore di amicizia". Povero Pietro! L'entusiasta, il focoso, l'irruento, quello disposto a morire per il Maestro, ha ora misurato il proprio fallimento, il proprio limite e non osa più esporsi, sbilanciarsi. L'ultima volta Gesù abbassa lui il tiro e chiede a Pietro un amore di amicizia. Pietro tace, è rattristato, è stato Dio a dover abbassare le pretese, e dice: "Cosa vuoi che ti dica, tu mi conosci, sei tu che misuri il mio amore!" Grande Pietro! A te il Signore ora chiede fedeltà, a te di occuparti dei fratelli, senza sogni smisurati, senza pretese, senza illusioni. Ora potrai davvero essere un buon Pastore, non un giudice, perché ora sei pronto, cosciente del tuo limite... Grazie, Signore, per averci dato Pietro come custode nella fede. Lui, così simile a noi, ci dona la possibilità di vivere il vangelo fino in fondo... |