Omelia (13-06-2003) |
Paolo Curtaz |
Commento Matteo 5,27-32 Gesù, svelandomi il volto di Dio, mi svela il mio volto più autentico, mi aiuta veramente a realizzare la parte migliore di me. Questo Dio che mi ha progettato, costruito, plasmato, sa in che cosa consiste la felicità. E me la indica. Certo, la strada, all'apparenza, è in salita. Ma per salire sulle vette è quasi sempre necessaria un po' di fatica! Già i nostri fratelli ebrei erano stati abilissimi a manipolare gli insegnamenti di Mosé, a imprigionare il volo della libertà, ad adattare, minimizzare, aggiustare il tiro. Gesù scardina tutto. Riprende a uno a uno i precetti e con un perentorio "ma io vi dico" ne svela il senso profondo, se ne riappropria, toglie la vernice delle tradizioni umane che ne avevano smorzato lo splendore. Straordinario Gesù! Così facendo disinnesca la bomba, fa crescere i presenti, libera la legge orientandola verso Dio. Gli astanti, come noi, si erano costruiti una gabbia dorata, sicura, una millimetrica serie di leggi così da poter dire a Dio, come ad un preside: "Ho fatto tutto, non ho sgarrato". No, Gesù abbatte nuovamente gli steccati, libera Dio e il suo progetto dalle nostre manipolazioni. Siamo liberi, liberi di scegliere, drammaticamente liberi di scegliere. Nell'affettività Gesù è tagliente: grande amore e sommo egoismo camminano fianco a fianco: a noi di affrontare umilmente la nostra affettività come dono prezioso da custodire nella fedeltà. Non c'è nulla di più prezioso della tua amicizia, Signore, questo ci dici oggi. Aiutaci a fare un'esperienza talmente forte di Te che nulla mai ci distragga dalla ricerca della felicità autentica. |