Omelia (05-07-2011) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
La «cura» di Cristo «Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del Regno e curando ogni malattia e infermità». Così si afferma nel mondo il Regno di Dio; è la vittoria di Cristo sul male, in ogni sua manifestazione, e la liberazione dalle seduzioni e invasioni del demonio. Tutto mira a ridare libertà all'uomo da ciò che l'affligge nell'anima e nel corpo. Il mutismo ha le sue evidenti conseguenze fisiche in chi ne è afflitto, ma incide anche nel cuore dell'uomo che resta privo di un mezzo indispensabile per comunicare con i propri simili e con lo stesso Dio. Far parlare i muti è opera di Cristo redentore, che così vuole ricreare la comunione con il Padre celeste e ristabilire la fraternità tra gli uomini. Per questo egli non solo rende l'uomo muto capace di dialogare, ma lo ricongiunge a se e a Dio con il vincolo della preghiera. I soliti farisei non comprendono e non vogliono comprendere l' "opera" di Cristo e cercano di insinuare nella folla l'idea che egli scacci i demoni «per opera del principe dei demoni». È però la stessa folla a smentirli, che mostra invece stupore ed esclama: «non si è mai visto nulla di simile in Israele». Molto spesso Gesù allarga la sua visione da una persona al mondo intero; dopo aver liberato il muto indemoniato, guarda le folle con amore e compassione, le scorge «stanche e sfinite, come pecore senza pastore». Si vaga a lungo e fino alla spossatezza quando manca una guida sicura ai pascoli migliori e agli obiettivi primari della vita, quando si cade in preda al disorientamento, quando si è affamati e assetati e non si trova il cibo buono e bevande salutari. Ecco allora una condizione indispensabile affinché il regno di Dio si estenda ovunque: «Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe». Comprendiamo così l'urgenza della preghiera perché i chiamati alla vigna, gli operai per il regno di Dio, rispondano con sollecitudine e generosità, comprendiamo l'importanza dell'impegno che viene loro affidato e nel contempo la consolante certezza che «il padrone della messe» è Lui, il Signore. Il campo, la vigna, il regno, la Chiesa richiedono il nostro indispensabile contributo personale di energie da spendere senza riserva, ma alla fine sappiamo che prima di essere un nostro compito, è opera di Dio stesso, che feconda e fa germogliare i semi. |