Omelia (18-06-2003)
Paolo Curtaz
Commento Matteo 6,1-6.16-18

Parlare di soldi è sempre difficile, specie in ambiente ecclesiale: troppe dicerie, troppe contro-testimonianze, troppe ambiguità. Un passato non sempre limpido appesantisce la bella, bellissima testimonianza di tutti i fratelli che invece aprono il cuore e i portafogli alle necessità dei fratelli. Non è facile, oggi, fare l'elemosina, una mentalità egoistica ci spinge alla diffidenza, i fratelli poveri che ci fermano per le strade non sempre sono davvero bisognosi e il vangelo non ci chiede di sostenere l'inganno. Grazie a Dio, però, anche la carità in questi anni si è organizzata: le Caritas, nella stragrande maggioranza dei casi, offrono un servizio e un'attenzione che danno una bella immagine del cristianesimo italiano. Gesù chiede a tutti i fratelli di essere solidali nella concretezza, di avere un rapporto umile e discreto nel praticare l'elemosina, senza ostentare la propria generosità. Dobbiamo, noi giovani generazioni, riappropriarci della generosità, fare in modo che davvero le nostre comunità diventino luoghi di accoglienza per i più poveri. Un appello, quello del Signore, che tocca anche la pratica del digiuno, sempre più snobbata da un cattolicesimo pigro e sazio: recuperiamo il senso profondo del digiuno come intercessione e solidarietà, recuperiamo una piccola regola di vita che vada nella direzione dell'essenzialità e della verità dei nostri rapporti.

Tu hai dato in elemosina te stesso, Signore, e ci inviti a diventare solidali tra noi e con i fratelli più poveri. Converti il nostro cuore alla generosità, Maestro!