Omelia (22-07-2011) |
don Luciano Sanvito |
Già e non ancora Maria Maddalena ci indica in nuce l'esperienza pasquale con il Risorto. Che avviene attraverso due direttive spirituali: - la prima che ci insegna che Lui c'è già nella storia, non dobbiamo aspettare chissà chi e chissà che per il compimento del processo umano e divino; - la seconda, che Lui non è ancora pienamente realizzato nella nostra storia personale, comunitaria e universale, a causa delle distrazioni e dalla sua non apparenza completa nei segni. Ed è proprio il segno che fa apparire e rispetta il nascondimento dell'esperienza pasquale del Risorto con i suoi: ecco il pianto della Maddalena. Gesù si rende presente nella storia come il Cristo che la illumina appieno; ma l'accoglienza della storia stessa è fatto di pianti, di dubbi, di difficoltà a credere, e perciò abbisogna ancora di segni e di richiami a credere in Lui. Nello stesso tempo, dal punto di vista di Dio, il sottrarsi del Risorto alla presa della storia umana ne esprime la superiorità, e permette alla libertà umana di non lasciarsi condizionare dal segno stesso delle apparizioni/visioni/contemplazioni che possono accadere come grazia. La grazia non condiziona, insomma, ma riesprime il cammino della ricerca e della nostalgia umana della pienezza della Verità, avvalorando i passi nell'equilibrio della libertà in fieri, che solo alla fine dei tempi, nella loro pienezza, può essere consacrata al Vero. Maria Maddalena è segno del credente che brama e che attende, che cerca e che spera, che trovando è invitato a cercare ancora di più, che amando si accorge di essere ancora più amato, che fonda l'esperienza di tutto non sulla presenza - come lo sarebbe nel caso dell'umano - ma sull'assenza non fatta di vuoto, ma di segni, di inviti, di richiami e di revisioni, di desideri inespressi e sublimati dalle croci. Maria Maddalena trasmette l'accensione del desiderio divino per amare come Lui. |