Omelia (19-06-2003) |
Paolo Curtaz |
Commento Matteo 6,7-15 Gesù ci insegna a pregare e ci ricorda, anzitutto, che la preghiera che facciamo è rivolta ad un padre che ci conosce e ci ama. Troppe volte, invece, la nostra preghiera è rivolta ad una lunatica divinità che potrebbe aiutarmi e che non lo fa. Quando preghiamo ci stiamo rivolgendo a qualcuno che ci conosce nel profondo e che sa di che cosa abbiamo bisogno: la preghiera diventa allora anzitutto conversione al Dio di Gesù. Nella preghiera del Padre Nostro, la più preziosa per un credente, l'unica che Gesù ci ha lasciato, troviamo tutto il necessario, tutto ciò che è bene chiedere: la fraternità, il regno da instaurare, la volontà benevola di Dio, l'allargamento dell'armonia del cielo, il pane, il perdono dei peccati e la pace del cuore, la capacità di affrontare le fatiche e le tentazioni. Preghiera da meditare e da accogliere, il Padre Nostro resta il cuore della nostra invocazione: così san Francesco proponeva ai suoi fratelli "poverelli" di recitare spesso, durante il giorno, questa preghiera; anche noi, oggi, lasciamo che il nome del Padre, il nome del nostro Dio, salga spesso alle nostre labbra, come era abituato a fare il Maestro Gesù. Maestro, insegnaci a pregare, converti il nostro cuore alla logica del Padre: a Lui affidiamo la nostra vita nel Tuo nome, Signore Gesù! |