Omelia (26-01-2003)
Paolo Curtaz
Commento Marco 1,14-20

E' tempo di ripartire da Dio. E' tempo di guardarci dentro, di fare il punto della situazione, di lasciar emergere da dentro la nostra parte più autentica. Ecco: questo è conversione. Conversione, quindi, come momento di autenticità, come rientrare in sé stessi per accorgerci di una notizia che non abbiamo percepito, di una buona notizia. Gesù è venuto a portarci questa bella notizia, questo "vangelo": il Regno è vicino, ci è vicino. La più bella notizia che possiamo sentirci dire è proprio questa: la felicità è vicina, ci è a portata di mano, è afferrabile; di più: la felicità ci viene incontro. Questo Dio, che in Gesù si rivela, ci viene proprio a comunicare l'inimmaginabile: la nostra realizzazione si compie pienamente solo in lui e lui desidera nel profondo la nostra felicità. Ci pensate? Dio e io vogliamo la stessa cosa. Solo che lui sa in cosa consista la mia felicità; io, a tentoni, ne colgo qualche sfumatura senza poterla afferrare. Se ci fidessimo di questa Parola! Quante cose cambierebbero nella nostra vita! Quanto più tempo, quante più energie, quante più risorse investiremmo nell'interiorità! Occorre davvero ripartire da Dio. Occorre davvero andare o riandare all'essenziale. Ecco cos'è la conversione: accorgerci di ciò che sta accadendo, aprirci a ciò che il Signore può e vuole fare di noi. Il regno è vicino, ma noi, spesso, siamo lontani. Presi, imbrigliati dall'inessenziale, ci scordiamo di vivere. Gesù ancora proclama la notizia: Dio ti ama. Gesù, ancora ci dice: svegliati! Convertiti! Ma non ti accorgi di quanto sei amato? Perché continui ad attingere acqua sporca da cisterne screpolate quando hai a disposizione una sorgente di acqua fresca? La prima conversione da fare, mi ripeto, è quella di abbandonare i nostri pregiudizi su Dio. Lasciarli perdere, abbandonarli. Con un cuore fresco e vergine accogliere la notizia come se per la prima volta l'accogliessimo, come se, stupiti, per la prima volta l'ascoltassimo. Così fanno gli apostoli. Lasciano le reti, metafora di tutto ciò che ci ingabbia, che ci blocca, per seguire, subito, Gesù. E' così Dio: prendere o lasciare, come domenica scorsa ci raccontavano Giovanni e Andrea; occorre andare a vedere. Capiamo allora la bellissima frase di Agostino: "Ho paura che il Signore passi senza che io me ne accorga". Ma se, desti, convertiti, percepiamo il Vangelo, allora lasciamo tutto e investiamo, rischiamo per seguire Gesù.

Converti i nostri cuori, Signore Gesù: il Regno ci si è fatto vicino!