Omelia (15-08-2011)
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COMMENTO ALLE LETTURE
a cura di Mauro Manganozzi

Il Vangelo, con il Magnificat, ci spinge a riflettere e a partecipare alla gioia di Maria. Nel momento in cui la madre di Gesù incontra la parente Elisabetta gioisce innanzitutto perché, in giovane età, viene confermata nella vocazione appena ricevuta dall'Angelo Gabriele. Elisabetta ripiena di Spirito Santo saluta Maria come "Madre del Signore" (il Concilio di Efeso confermerà ufficialmente questo dato nel 430, alla fine di un cammino impegnativo), incoraggia la ragazza adolescente nel momento in cui viene chiamata a misurarsi col mistero di Dio come mai nessun altro.
Il canto del Magnificat, che riprende lo stile e diverse parole da quello della madre di Sansone quando si accorge di essere incinta, spinge immediatamente il lettore a collocare le due maternità nella cornice solenne del progetto di salvezza che Dio ha per l'umanità. Il canto dell'adolescente diventa dunque lo strumento attraverso il quale la chiesa esprimerà per sempre la lode a Dio per la sua provvidenza. Si pensi come ogni giorno durante la preghiera dei Vespri i cristiani di tutto il mondo salutano col Magnificat la giornata che finisce. Maria saluta il Regno dei cieli che si è fatto vicino, l'attesa d'Israele che è arrivata a compimento.
Le parole del Magnificat hanno però anche un valore profetico perché annunciano tutto ciò che avverrà di lì a poco. Di tutte queste vicende Maria sarà una testimone particolare e addirittura esclusiva, come nel caso della nascita di Gesù, per la quale è stata anche preparata attraverso la concezione immacolata.
La ritroviamo alle nozze di Cana e durante le predicazione del Figlio («tua Madre e i tuoi fratelli sono qui fuori che ti cercano»); soprattutto Maria è sotto la croce dove è arrivata perché per una madre è necessario essere solidale con il dolore e la morte del figlio; però, proprio per la singolare vocazione ricevuta, si può osare di immaginarla capace di intravedere l'opera di salvezza che culmina sul patibolo di Gesù. A Maria sotto la croce viene consegnato Giovanni e tutti i discepoli con lui: Maria si trova negli Atti mentre esercita la maternità su tutto il gruppo degli apostoli infondendo loro il coraggio necessario per attendere insieme a loro lo Spirito Santo.
Maria è quindi singolarmente associata all'opera di salvezza compiuta dal Figlio. Per questo motivo, mentre si addormenta nel sonno della morte, con gli apostoli intorno alla sua tomba [per questo si parla di Domitio Virginis], viene sottratta alla morte, e traslata con il suo corpo in cielo. L'Assunzione è stata nel 1950 dichiarata verità dogmatica da Pio XII con la bolla Magnificentissimus Deus.
La solennità di oggi è un evento importante della nostra fede, quello che Maria vive in modo singolare a partire dalla sua maternità è promesso anche a tutti i cristiani. Le parole della seconda lettura ci aiutano a tenerlo presente: «Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita». Oggi nell'Eucaristia «rendiamo grazie» con tutto il cuore a chiediamo il dono di una fede più grande.