Omelia (13-09-2011) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Le lacrime di una madre «Le mie lacrime nell'otre tuo raccogli, Signore». A Nàin c'è un funerale: la morte ha colpito un giovinetto, figlio unico di madre vedeva. Le sue lacrime, pianti e lamenti corali accompagnano il feretro. Gesù si trova su quella stessa strada, seguito da molta folla; ode quel pianto e anch'egli si associa a quel triste corteo, anch'egli è sulla via della morte, sono tutti mortali e stanno percorrendo una valle di lacrime quelli che lo seguono. Egli però vuole dare forza ed evidenza alla sua missione di salvezza e alle sue parole. Dirà dopo la sua risurrezione: «Io ho vinto la morte». Lo dirà per scandire che egli è risorto, ma anche per dire che anche noi siamo destinati alla vita. Emerge quindi solenne, maestosa ed efficace la parola del Signore rivolta al ragazzo che giace esanime nel feretro: «Giovinetto, dico a te, àlzati!». «Ed egli lo diede alla madre». L'effetto del miracolo non è solo la gioia della madre, che può riavere vivo il proprio figlio, ma soprattutto una grande proclamazione di fede da parte di tutti i seguaci di Gesù: «Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo». Definendo Gesù profeta si afferma che egli parla in nome di Dio e proclama quindi verità eterne. Dicendo che Dio ha visitato il suo popolo si dichiara nella fede che la potenza salvifica dell'Onnipotente è concretamente intervenuta nella storia e negli eventi del mondo. Com'è urgente in questi giorni che Dio venga a visitarci, quante lacrime ci sono da asciugare, quanti vivi e morti vengono portati al sepolcro...! |