Omelia (12-09-2011) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Prima Timoteo 2,8 Dalla Parola del giorno In ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza polemiche (1Tm 2,8) Come vivere questa Parola? Gesù, con il suo esempio e con la sua parola, più volte invita alla preghiera, una preghiera insistente e incessante, un dialogare filialmente con Dio nell'assoluta certezza di essere ascoltati. Preghiera di lode, di ringraziamento, di domanda, di intercessione: non c'è situazione umana che debba essere esclusa da questo ricorso confidente a colui che si è rivelato Padre, Sposo, Amico. Preghiera che è un rispondere a lui che ci interpella sempre per primo, anche quando ci sembra di esse-re stati noi ad introdurre il discorso. Un appello al dialogo è all'origine dell'esistenza. Basta scorrere anche solo le prime pagine della Bib-bia per convincersene: Dio crea chiamando per nome, aprendo un dialogo. Pregare, allora, è inscritto nella trama del nostro essere: è un bisogno imprescindibile! Si prega perché si esiste come un "tu": un esserci frontale che pone in relazione con Dio e con gli altri. Si prega perché sollecitati da una voce che chiama e non solo quando e per il fatto che siamo stretti nel-la morsa della nostra impotenza. E si parla con Dio di tutto: di lui, del nostro vissuto personale e socia-le, dei fratelli, dei problemi e della conquiste dell'intera umanità. Un dialogare sereno che tutto convoglia nell'alveo dell'amore in cui la nostra vita è chiamata a scorrere e a rinnovarsi continuamente: è qui che il peccato si dissolve, lo sguardo si fa limpido e il cuore si spa-lanca liberato dalle pesantezze dell'egoismo e del non-amore. Voglio provare, prima di iniziare a pregare, a pormi in ascolto di quel Dio che non cessa di chiamarmi per nome. Il contatto orante con te, Signore, liberi il mio cuore dalle scorie del non-amore e mi faccia cogliere, ol-tre la pesantezza di comportamenti oggettivamente ingiusti, l'appello di chi non vede o non riesce a svincolarsi dalle catene del proprio peccato. La voce di un filosofo e teologo danese Il punto di appoggio di Archimede per questo mondo è una cella di preghiera, dove un vero orante pre-ga in tutta sincerità; ed egli solleverà la terra. Sì, se esistesse questo orante e la sua vera preghiera, quando chiude la porta, è incredibile quello che egli potrebbe fare Sorèn Kierkegaard |