Omelia (18-09-2011) |
don Giovanni Berti |
Dio buono! Clicca qui per la vignetta della settimana Quante volte durante il giorno sentiamo questa esclamazione: "Dio buono"? E' vero, ne sentiamo tante altre di simili e purtroppo non sempre piacevolissime. Tante volte mi viene chiesto quando una esclamazione con "Dio", come prima parola, diventa una vera e propria bestemmia. E' difficile dare una risposta precisa, e parlare di bestemmie oggi sembra un discorso di altri tempi. La Bibbia, nell'Antico Testamento, espressamente vieta di nominare il nome di Dio direttamente, come segno di rispetto e per rimarcare la distanza tra l'uomo e il suo Creatore e Signore. Mosè addirittura si copre il volto quando gli appare Dio, sapendo che anche il solo guardare Dio per l'uomo è fatale. Nella morale cristiana è rimasta questa legge del "non nominare il nome di Dio invano", come chiaro invito a non bestemmiare. Mi chiedo se non sia una bestemmia anche dire con superficialità "Dio mio", oppure "Dio santo, o anche "oh mio Dio". Anche in questi casi si nomina in modo inutile Dio come fosse un semplice intercalare... Ma non voglio addentrarmi in questioni di parole, ma cogliere il messaggio della pagina del Vangelo di questa domenica. Gesù, attraverso la parabola di questo padrone che chiama a diversi orari gli operai, parla di Dio e del suo rapporto con gli uomini. E' lo stesso padrone che alla fine riassume il suo comportamento nell'espressione "...io sono buono". E' questa bontà di fondo che può spiegare da sola tutto quello che fa il padrone. Sembra che le questioni della vigna e del guadagno siano davvero secondarie rispetto al desiderio di dare a tutti qualcosa e di non lasciare nessuno escluso e povero. Se fosse un padrone attento all'economia della sua azienda non darebbe a tutti la stessa paga e forse non chiamerebbe quelli dell'ultima ora, che in fondo fanno solamente un lavoro simbolico. Non si metterebbe a cercare i lavoratori quasi fosse un assistente sociale e non uno che vuole guadagno. Se fosse un padrone "normale" darebbe ragione a chi gli contesta che la paga dei primi non può essere come quella degli ultimi: ci perde lui in fondo per primo. Come sempre accade la parabola vuole sconcertare chi l'ascolta e forse sollevare qualche protesta (magari avvenisse anche nelle nostre spesso sonnecchianti assemblee...!!). Gesù ci parla di Dio, e vuole convertire il nostro modo di pensarlo e di rapportarci a lui. Se è una bestemmia nominarlo invano e magari accostare al suo nome espressioni volgari, forse è una bestemmia ancor più grave non conoscerlo e continuare a considerarlo come giudice implacabile e padrone esigente di risultati concreti. In fondo in fondo, è più facile per noi pensare a Dio come uno che dà a chi si merita e punisce chi è stato pigro e mancante nell'eseguire i suoi ordini. E c'è sempre qualcuno che sa esattamente cosa vuole Dio e ce lo ricorda, minacciando castighi e punizioni. Ma Dio è buono. Lo è in modo a volte incomprensibile e disarmante. Lui è buono e lo siamo in fondo anche noi. Noi siamo fatti a sua immagine, e Gesù ce lo ha riproposto con la sua bontà e il suo stile di vita. Clicca qui per lasciare un commento. |