Omelia (01-11-2011) |
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie) |
Commento su Apocalisse 7,2-4.9-14, Salmo 23, Prima Giovanni 3,1-3, Matteo 5,1-12 La festa di oggi celebra il sogno di Dio, il Suo desiderio più grande: vedere nei suoi figli l'impronta della sua stessa immagine, la più vera, cioè la gioia senza fine. Le letture di questa festa ci aiutano a capire chi è veramente il cristiano. Cristiano è colui che vive lo spirito che anima le beatitudini pronunciate da Gesù nel gran discorso della montagna (vangelo). Cristiano è chi porta il sigillo di Dio sulla fronte e indossa la bianca veste lavata nel sangue dell'Agnello (prima lettura). Cristiano è colui che è stato fatto figlio di Dio e vive con l'ardente speranza dell'incontro definitivo con il Padre (seconda lettura). Nella prima lettura san Giovanni ci presenta un'immensa festa popolare in cui si acclama Dio e ci si ritrova tutti fratelli che trovano riposo dopo la fatica, la gloria dopo il martirio, la gioia dopo i dispiaceri e le difficoltà. Quella moltitudine è composta da tutti i "figli di Dio", essa è la famiglia dei santi. Essi non sono uomini "importanti" e valorosi, ma i chiamati da Dio a far parte del suo popolo. Questo principio ci viene ribadito nella seconda lettura ancora da san Giovanni che ci preannuncia il destino di gloria destinato agli eletti: "noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è". Il testo ci ricorda la nostra identità di "figli di Dio". È un annuncio di speranza per noi che siamo in cammino verso la santità. Essere figli di Dio, infatti, vuol dire essere tra coloro che "sono stati segnati con il sigillo" dell'Amore del Padre e che fanno di questo Amore la loro beatitudine, cioè la fonte della loro gioia già qui in terra. Nel brano di Vangelo troviamo il bellissimo brano delle beatitudini che è l'icona di Gesù, la sintesi del suo insegnamento e della sua opera, un autoritratto di Gesù e anche un ritratto di come dobbiamo essere noi. Maria potrà dire: mi chiameranno beata. " Beati..."; è la nostra vocazione; una vocazione che, sicuramente abbiamo visto realizzata in tante persone, che hanno fatto parte della nostra vita, della nostra piccola storia personale, o che sono ancora presenti in essa: persone che ci mostrano concretamente la via da percorrere, persone che ci incoraggiano e ci aiutano, con la loro testimonianza, a camminare sulla via di una santità quotidiana, seria e generosa. I santi ci sono stati, e sono numerosi; ma, i Santi ci sono ancora; abbiamo solo bisogno di imparare a riconoscerli. Sono le persone che si sforzano di vivere le beatitudini evangeliche, sono: i poveri in spirito, coloro che si comportano e che parlano con amore, coloro che agiscono con misericordia e con pietà, coloro che promuovono la pace e non la discordia, la comunione e non la divisione, coloro che sono affamati e assetati di giustizia. Sono le persone che per questo loro modo di agire, di pensare e di vivere sono disposti a patire oltraggi, sofferenze e persecuzioni. Queste persone buone sono una presenza silenziosa. Spesso non sono conosciuti, perché non fanno notizia sui giornali, ma sono tanti. È questa la speranza che ci deve trasmettere la festa di oggi, non il sedersi a pensare con nostalgia a chi non è più con noi, ma la gioia di vivere in famiglia e nella società quel programma di santità che ci ha donato Gesù, confidando nelle parole che ci ha lasciato san Giovanni: "Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro". Per la riflessione di coppia e di famiglia: - Quale beatitudine riusciamo a vivere nella nostra vita di coppia e di famiglia? - Quali persone che incontriamo nella nostra vita posso essere per noi stimolo alla "santità" e un richiamo al Regno di Dio che è già presente e che verrà? |