Omelia (18-10-2011) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
La messe e gli operai È lo stesso evangelista Luca, che oggi festeggiamo, a ricordare per se e per i suoi lettori, per tutti noi, il mandato di Cristo di andare nel mondo per essere annunciatori della sua Parole e del suo Regno. Li manda a due a due a testimoniare innanzitutto la carità fraterna. L'oggetto del loro annuncio è la pace del Signore, ma, benché portatori di un tale dono, debbono attendersi travagli e persecuzioni. Vanno come agnelli in mezzo ai lupi, vanno privi di umane sicurezze e spogli di ogni bene. Gesù vuole i suoi discepoli «sgombri» di ogni peso, affinché siano recettivi del suo divino messaggio e ripongano solo in Lui ogni speranza. Sono paragonati agli operai della messe e li invita a pregare perché siano tanti ad accettare l'invito a lavorarvi. Non predice successi alla loro missione, anzi predice l'eventualità del rifiuto, li dota però di speciali poteri, che derivano da Cristo stesso e sono il frutto della predicazione e dell'annuncio di salvezza: sono capaci di curare ogni male, di liberare l'uomo che ne è afflitto, di continuare ed affermare la missione del redentore e l'avvento del suo Regno. Luca ha adempito perfettamente il mandato affidatogli dal Maestro divino; lo ha fatto con la predicazione e con il suo Vangelo, che, ancora oggi, letto ed accolto nelle chiese del mondo ci consente di sentire ancora viva la sua voce. Se anche noi accogliamo il suo annuncio con la nostra vita, possiamo meritare il titolo di evangelisti. |