Omelia (23-11-2003)
don Roberto Rossi
Commento Giovanni 18,33-37

E' la festa di Cristo Re. E' la domenica che conclude l'anno liturgico. Cristo è l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine, o meglio il Compimento di tutte le cose.
Cristo è il re dell'universo, è il re di tutti e di ciascuno. Cristo è il mio re: Colui che mi ha conquistato dando tutto se stesso, colui che mi ha liberato, mi ha fatto suo, per vivere in una libertà e pienezza uniche, colui che mi chiama e mi onora di poter essere un membro attivo, una persona importante nel suo regno, che è la vita, è la Chiesa, è l'umanità, è il regno dei cieli.
Sono molti gli elementi che si riferiscono a Cristo e che si potrebbero elencare: Paolo VI diceva: "Io non finirei mai di parlare di Lui".
Si tratta di pensare a Cristo Figlio di Dio, vivente da sempre nella sua divinità e grandezza, "tutto è stato fatto per mezzo di Lui". Si può meditare il suo amore infinito di Uomo-Dio, che si è sacrificato e ha dato tutto se stesso per noi. Si può instaurare un rapporto personale e profondo con Lui, che è vivente nei cieli, "sempre pronto a intercedere per noi", che è vivo accanto a noi nei modi in cui vuole esprimere la sua presenza delicata e salvatrice: la sua Parola, l'Eucarestia, il suo Spirito, il prossimo e i poveri.
Accogliere Gesù come "Signore" significa prendere la decisione più grande della propria vita. E' sapere in concreto che Lui è abbastanza grande per salvarci e cambiare la nostra situazione di oppressione, di bisogno, di peccato. E' sentire di avere la fortuna e la gioia più grande. Posso dire: Gesù è il mio Signore, colui al quale affido la mia vita.
Siamo chiamati all'adorazione e alla contemplazione di Gesù Re e Signore dell'universo; abbiamo la possibilità di dare un senso vero alla nostra esistenza in quanto Gesù ci coinvolge (ci onora) nella sua opera e nella sua missione perché nel mondo (cominciando dal nostro ambiente) ci sia l'amore, la fraternità, la pace, la salvezza spirituale e umana delle persone, perché tutti siano in cammino verso la salvezza eterna, dove il Signore ci darà la pienezza di sé e di ogni bene.
Il testo del vangelo ci presenta Gesù di fronte a Pilato, Gesù che sta per essere condannato e crocifisso. Eppure proprio in quel momento Gesù dice: "Io sono re. Il mio regno non è di questo mondo, non è di quaggiù. Io sono re. Per questo io sono nato e sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce".
Gesù esprime la sua verità di re, nell'umiltà, nell'amore, non nella menzogna delle cose terrene e passeggere.
Il trono di Gesù è la croce. Sulla croce Gesù ha espresso la potenza più grande, quella dell'amore, del dono totale di sé, del perdono, della capacità di dare la propria vita perché tutti "abbiano la Vita!"
E' bellissimo il testo dell'Apocalisse quando dice: "A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli". Sì, Gesù ci ama, ci ha liberati dai peccati, ha fatto di noi le creature nuove, i costruttori del nuovo regno di Dio.
Per Gesù regnare è servire, è amare, è perdonare, è dare la propria vita, è riscattare, è morire al nostro posto.
Che cosa significa per noi celebrare e vivere questa festa di Cristo Re?
Vogliamo vivere questo rapporto profondo e personale con Gesù: è il mio re, è Colui che mi ha dato e mi dà tutto nella vita materiale e spirituale, "mi ha amato e ha dato se stesso per me" "mi ha conquistato, riscattato, mi ha fatto suo; sono suo per sempre". Cristo è il mio tesoro e la mia gioia. Posso così vivere la mia esistenza e le mie giornate con Lui, in Lui e per Lui.
Cristo è la luce e la forza per la vita del mondo; per noi, per l'umanità di oggi.
Di fronte alla sfide, ai problemi, ai drammi del nostro tempo, ci dice il papa: "Una Persona ci salverà: Cristo stesso. Il nostro programma di vita si incentra in Cristo, da conoscere, amare, imitare, per vivere con lui la vita trinitaria e trasformare con lui la storia" (NMI, n29)
Abbiamo bisogno di invocare e affrettare il regno di Cristo: regno di giustizia, di amore, di pace, di perdono, di amore. Davvero il mondo ha bisogno di questo regno, ha bisogno di Cristo Salvatore.
Siamo chiamati ad essere i collaboratori di Cristo, i costruttori del suo regno, i portatori della verità di Gesù, dei valori profondi del suo vangelo, del suo stile e delle sue scelte di vita. Perché il mondo sia "umano", ha bisogno di essere "cristiano", cioè secondo il Cuore di Cristo, il suo regno, nella novità dell'amore.