Omelia (23-11-2003) |
padre Paul Devreux |
Commento Giovanni 18,33-37 Se Gesù è re, perché permette la guerra e le sofferenze? Gesù lo spiega chiaramente a Pilato: "Il mio regno non è di questo mondo." Infatti vediamo che in questo mondo comandano altri re, generatori di guerre, di sofferenze e d'ingiustizie, ma di fatto, potenti. Non mi conviene piuttosto ubbidire a questi, cercando così di stare sempre dalla parte del più forte e di chi sta bene? Ognuno scelga il suo re. Io preferisco Gesù, almeno per due motivi: uno che riguarda il futuro, l'altro il presente. Il futuro perché Gesù va continuamente dal Padre per preparami un posto nel suo regno, e quindi affidandomi a lui mi metto in buone mani. Mi metto nelle mani di uno che ha a cuore la mia vita forse più di me stesso. Il presente, perché è bene prepararsi a questo futuro cercando di renderlo attuale sin d'ora, mettendo in pratica le leggi del Regno di Dio, vale a dire il comandamento dell'amore. "Per questo, dice Gesù, io sono nato e per questo sono venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità". Quale regno e quale verità? Il regno dove vince l'amore perché Dio è Amore, è Dono di se per il bene degli altri. Oggi si parla tanto dei nostri caduti. Rendiamo grazie a Dio del fatto che i mass-media parlano di chi muore per gli altri, e cogliamo l'occasione per ricordare che sono tantissimi quelli che muoiono per gli altri, per l'edificazione del regno di Dio e per la giustizia. Raramente se ne parla, difficilmente ci si commuove. Ricordiamo anche che il primo di questi e il più cosciente di tutti del fatto che sicuramente l'avrebbero ammazzato è stato Gesù, Re della Pace, non conquistata a scapito di qualche povero, ma pagando lui. Signore, grazie d'esistere; un re così, chi se lo sarebbe mai sognato? |